04.12.2003
Vanity Fair n. 2003
I ricoveri: un orrore che siamo costretti a considerare normale
Cara Mina,sono mamma di un bambino piccolo, lavoro, e quindi mi ritengo fortunata ad avere un papà sempre presente e con un buon carattere. Purtroppo, però, ha dovuto prendere una decisione che ha cambiato il suo consueto umore: qualche mese fa ha acconsentito alla proposta del fratello di portare in una casa di riposo sua mamma, che non è più molto lucida, tanto che a malapena si rende conto di dove si trova. Mi preme precisarti che è stata scelta una struttura vicino a casa, proprio per permettere a mio padre ogni giorno di passare con mia nonna qualche ora. E il fine settimana siamo noi ad andarla a trovare. Ma lo vedo triste e capisco che gli pesa il fatto di non avere più in casa la madre a cui è tanto legato. Mi piacerebbe avere un tuo suggerimento per aiutarlo ad accettare questa realtà.Grazie di cuore.Alessandra
Mi parli di un orrore, di una tragedia a cui moltissime persone sono costrette a piegarsi. Qualcosa di inaccettabile, di snaturante, di agghiacciante che questo schifo di vita ci obbliga a considerare normale. Sì? Una bella struttura è stata scelta, vicino a casa, e poi lei, la bisnonna, a malapena si rende conto di dove si trova? Si rende conto, cara Alessandra, si rende conto come ti renderai conto tu quando tuo figlio, per impossibilità economiche o per poco amore, ti consegnerà nelle mani di sconosciuti proprio in un momento così delicato, così spaesante come quello della fine della vita. Ovviamente non te lo auguro. Ti auguro invece di riuscire a far coesistere il fascino di un progetto di vita legato ad un bambino che cresce e la fatica, la disperazione di un processo di doloroso tramonto per un anziano in difficoltà. Avrei proprio voglia di abbracciare tuo padre e di dirgli che ha tutta la mia stima e la mia comprensione. Fallo tu per me, per favore.
Continua a cercare la magia dell’amore. E che sia amore rovente
Cara Mina,vorrei tanto un tuo parere su questa mia strana storia. A maggio conosco questo ragazzo, dopo un annetto passato da single, e subito le cose tra noi cominciano ad andare. Ma commetto l’errore imperdonabile di innamorarmene, mentre lui prende tutto meno sul serio, pur volendomi bene. Ad agosto partiamo per i due capi del mondo: io in Messico con le mie amiche, lui in Polonia per lavoro. La lontananza ci fa scoprire che le cose sono cambiate. Ci lasciamo, ma di fatto è come se stessimo insieme. Dopo due mesi di tira e molla, gli pongo un ultimatum: o ci rimettiamo insieme o ci lasciamo per sempre. E lui decide di riprovarci.Ora prendo la cosa con un altro spirito. Se prima cercavo la storia importante, lo vedevo come il principe azzurro, ora mi rendo conto della sua natura umana, dei suoi difetti, e non mi sento più coinvolta al cento per cento. Da una parte penso sia positivo, almeno non lo angoscio più come prima, non cerco continue conferme del suo amore, e questo sembra far funzionare la storia. Ma dall’altra mi chiedo: potremo mai innamorarci? Non è indispensabile essere “pericolosamente” attratti fin dall’inizio? Ci rispettiamo, ci vogliamo bene, ci piaciamo, ma un rapporto serio può nascere su queste premesse? O sto sprecando il mio tempo, portando avanti una relazione già morta?Tengo alla tua opinione, perché credo tu abbia ancora la voglia di vedere la magia nelle piccole cose. Ti mando un grosso bacio,Monia
Come no! Finché ce la fai, cercala la magia e trovala. Finché ce la fai. La tua mi sembra la descrizione di un rapporto stentato e malinconico. Hai l’età per l’amore furioso, per l’amore eroico, per l’amore “eterno”, per l’amore che strappa i capelli, per “l’amor che move il sole e l’altre stelle”. La tua storia attuale mi sembra sul finire. L’amore, se non è morto, è a malpartito. Ti rassegnerai, se vorrai, a un amore così tiepido solo dopo aver cercato quello arroventato, come una pazza.
Noi interisti siamo così: in fondo piangere è una specie di piacere
Cara Mina,un saluto da nerazzurro. Da uno che il 5 maggio ha seguito Lazio-Inter. Da uno che veniva portato a San Siro dal papà e che oggi può dire di aver visto giocare dal vivo Jair, di aver goduto delle magie di tale Cerilli in una Inter-Lazio di tanti anni fa. In tempi più recenti sono andato a vedere un’Inter-Bayern (e lì sono stato io a portare mio papà) sicuro che fosse una passeggiata (2-0 per noi a Monaco all’andata) e me ne sono tornato a casa con un 3-1 per loro sul groppone, così come ho visto buttar via una finale di Coppa Uefa (Hodgson in panchina). Le “battute antituttiglialtri” ce le ho pronte da una vita: lo scorso anno alla semifinale di Champions contro il Milan ero pronto a spedire 22 sms, invece ho spento il telefono. Ma anch’io, beata illusione, non mollo. E il giorno che cambia il vento ... Daniele, MilanoP.S. “Quel” 5 maggio faceva caldo, ma io sudavo al di là del normale. Secondo te, perché?a) al gol di Poborski mi si è bloccata la digestioneb) avevo scommesso lo stipendio sullo scudetto nerazzurroc) sotto la camicia - a maniche lunghe malgrado fosse estate - indossavo la maglia ufficiale dell’Inter.
Le ipotesi a), b) e c) sono tutte valide. So di qualcuno che, per scaramanzia, era andato al cinema e che, affacciatosi sulla strada, sentendo il rumore di caroselli juventini, si è rinascosto nel buio della sala rimandando la ripresa con la realtà a dopo la quinta replica. C’è addirittura un tuo omonimo, Daniele mio amico di sempre, che, da allora, pur mantenendo la fede, ha giurato di non guardare più una partita in diretta. E ha mantenuto il giuramento con nessun beneficio scaramantico, purtroppo.
Essere interisti corrisponde al sentimento romantico di chi ama più la sofferenza che il godimento, più l’assenza che il possesso. Chi diceva “piangere è una specie di piacere”?
By the way ... beccata. Non mi ricordo Cerilli. È grave? Sì che è grave, che interista sono?
Ti ha lasciato? Tranquillo, meglio così
sono un ragazzo di sedici anni. Da un anno la mia ragazza mi ha lasciato per un solo motivo: si era stufata, aveva voglia di nuove avventure, nuovi spazi. E da un anno io sto male, penso sempre alla mia piccola. Ho amici che hanno cercato di aiutarmi a dimenticarla e, quando vedono che sono giù di corda e mi chiedono perché, non dico il vero motivo per non sminuire il lavoro di “recupero” che hanno fatto nei miei confronti. Ma il mio male resta. Le voglio bene e, quando la incrocio per strada e noto che lei non mi guarda ... beh, hai capito. Come faccio a dimenticarla, quando passo più tempo a pensare a lei che ad aiutare mio fratello autistico? Ti voglio bene.Enrico ‘87
Non ti dico che sono robe da ragazzini, che sei troppo giovane, che tutto passa, che te la dimenticherai. Non è vero. Te la ricorderai anche quando avrai dei figli. Con un’altra, spero. Sì, perche non vorrei che fosse proprio questa la madre della tua progenie. Che un bel giorno vi lascia perché si è stufata, per desiderio di nuove avventure. Resta ai primi danni. Ricorda ciò che di bello ti ha lasciato la tua piccola, gìrati e continua il tuo cammino che mi sembra piuttosto impegnativo, tra l’altro. Caro Enrico, una banalità te la voglio proprio dire: la vita è un rosario di abbandoni. Welcome to the real life.
Complimenti per l’autostima. Ma è vita reale oppure solo un sogno?
Cara Mina,sono una ragazza di ventidue anni. Ho un problema che spero tu possa risolvere. Non capisco quello che mi sta succedendo, anzi, quello che non mi sta succedendo. Mi spiego. Sono più bella di Monica Bellucci e, tra l’altro, anche più giovane, so cantare molto meglio di te, sono bravissima a recitare, potrei fare la top model perché sono alta un metro e ottanta e peso cinquantanove chili, parlo quattro lingue. Ma allora, perché non ho successo? Cosa devo fare?Veronica
Potresti mettere su una scuola. Con le tonnellate di autostima che ti ritrovi sarai certamente in grado di aiutare quell’esercito pallido e tremante di ragazze che si considerano poco più di un sacchetto del supermercato buttato nella spazzatura. Non ti credo, Veronica. Con le doti che dici di avere dovresti essere chiusa in casa con le guardie del corpo a fare la ronda giorno e notte. È bello sognare, vero?