16.10.2003

Vanity Fair n. 2003

Ho un grande difetto: sono americana.

Cara Mina,sono una venticinquenne tollerante e gioviale. Ma ho un grande difetto: sono americana. Tre anni fa sono arrivata in Toscana per frequentare una scuola di restauro, perché l’arte è la mia grande passione. I miei colleghi di corso hanno per lo più opinioni di sinistra e questo non è un problema. Per me: per loro, a quanto pare, lo è. I primi commenti sono arrivati in modo soft. Poi si sono fatti più duri: “Sei fiera del tuo presidente boia?”, “Andatevene dall’Europa, non abbiamo bisogno di cowboy”, “L’11 settembre ve lo siete cercato”, e via dicendo. Va detto che io Bush non l’ho votato e non condivido la sua politica. Ma negli Stati Uniti non facciamo come qui, dove prima ci sono le elezioni e poi l’opposizione non riconosce legittimo il governo. Siamo abituati a rispettare l’istituzione: che mi piaccia o no, Bush è il mio presidente. Posso criticarlo, ma non accetto che venga descritto come un boia. Ti è mai successo di essere all’estero e di vedere insultato il tuo Paese? Fa male, è una cattiveria. Come fanno questi ragazzi a chiamarsi pacifisti se poi, senza provocazioni, mi aggrediscono con tanta violenza?Alison K., Firenze

Tre anni in Italia sono più che sufficienti per capire come vanno le cose alle nostre latitudini. Tre anni di questo inizio secolo, intendo dire; non certamente tre anni qualsiasi. Un tempo abbastanza lungo per capire l’invelenimento, non solo del dibattito politico, ma anche dei rapporti umani. Nei secoli passati il “viaggio in Italia” era quasi un obbligo per l’intellettuale europeo che voleva ampliare le proprie conoscenze. E la nostra terra diventava per loro la fonte di una nuova ispirazione. L’Italia era, per antonomasia, la bellezza, l’arte, la musica. La civiltà, insomma. Oggi noi viviamo di quell’eredità che non sappiamo neanche più capire, apprezzare. Il nostro totem è il “gruppo” che non vuol perdere la smania di andare avanti a slogan, a frasi fatte, a schematismi. Siamo così schematici che non sappiamo guardare all’unicità della persona. Riduciamo l’individuo a uno che è parte di un branco, di una truppa. Si usano le spranghe se allo stadio ci si imbatte in uno che ha la sciarpa della squadra avversaria; si nega il saluto a chi ha idee politiche diverse. Un paio d’anni fa qui al Nord, ad un ingegnere è stato più volte negato un impiego di lavoro, perché aveva la sfortuna di chiamarsi Terrone. Carino, eh? Se in tutto questo bel quadretto, poi, mettiamo anche la politica, si arriva all’aberrazione. Anche il pacifismo, degradato a uno dei tanti “ismi”, diventa la giustificazione per urlare la propria rabbia violenta contro chi, come te, ha la sola colpa di essere americana. È la vecchia storia di chi, abituato a proclamare l’assolutezza delle idee, finisce per odiare le persone. È la solita intolleranza di chi vorrebbe la pace, ma poi la sbraita in faccia agli altri come un urlo di guerra. È il tragico errore di Robespierre, che amava così tanto le nobili idee di “liberté, fraternité, égalité”, da tagliare le teste a chi non le amava intensamente come lui. Un consiglio, se permetti. Lascia perdere i momenti di gruppo. Scegliti gli amici che, per essere tali, devono essere pochissimi. Solo nel rapporto a due ci si può guardare in faccia per quello che si è. Senza maschere o bandierine al petto.

Gli dico che ha scelto la donna sbagliata?

Cara Mina,ho un caro amico al quale sono molto affezionato: è sensibile, pacato, ironico. Ma quest’anno si è fidanzato con una specie di iena: una donna parecchio brutta, arrogante, che parla a voce altissima. Io non la sopporto, mi sembra così inadatta a lui. Che faccio? Gli dico che ha scelto la donna sbagliata?Massimo B., Ancona

Ma direi proprio di no. Evidentemente il tuo amico è caduto vittima di una alchimia che non ha spiegazione, non ha serie motivazioni, non tiene conto di chi è lui e di chi è lei. Dell’amore, insomma.

Questione di etichetta.

Cara Mina,un paio di settimane fa io e mio marito, trentenni, siamo andati a cena da una coppia di amici che ci invitano spesso. Quella sera però oltre a noi era presente anche un ex collega del nostro amico, che non conoscevamo, sulla sessantina. Già al momento delle presentazioni abbiamo dovuto scegliere se rivolgerci a lui con il “tu” o con il “lei”. Mentre io ho scelto di adottare il “tu” (perché l’occasione dell’incontro non era certo formale, tutti ci davamo del “tu” e volevo evitare di farlo sentire “vecchio”), mio marito ha optato per il “lei” che ha mantenuto per tutta la sera, creando un effetto stridente e alquanto spiacevole. Ripreso da me, una volta a casa nostra, si è difeso dicendo che lui dà del “tu” a una persona più anziana solo se è lei a richiederlo espressamente, evento che nella fattispecie non si era verificato. Chi dei due, allora, ha tenuto il comportamento corretto?Miriam B., Roma

Non sono un fiore di etichetta, cara Miriam, ma fin lì ci arrivo anch’io. Credo proprio che abbia ragione tuo marito E anche quando una persona avanti con gli anni chiedesse a te, giovane ragazza in fiore, di dargli del “tu”, sarebbe preferibile continuare con un educato e rispettoso “lei”. A meno che non si tratti di tuo nonno.

Solo i miei genitori o anche i loro nuovi partner?

Cara Mina,nel 2001 i miei genitori si sono separati dopo quasi trent’anni di matrimonio e si sono felicemente rifatti una vita di coppia. Ma veniamo al punto. Tra qualche mese sarò io a sposarmi e mi trovo con il problema degli inviti: solo i miei genitori o anche i loro nuovi partner? La verità è che vorrei invitare il compagno di mia madre (era lei la “mollata” e sono grata a quest’uomo per averla resa di nuovo felice) e non la donna di mio padre che, oltre a non essermi simpatica, è stata la causa della separazione.Elisabetta I., Ancona

Abbiamo sempre dentro di noi il germe della rivincita che vorremmo ottenere contro gli antipatici. Ma ci sono circostanze che non possono essere sporcate dai nostri intenti un po’ velenosetti. Non è questo il momento della vendetta. Tu invita tutti e se poi qualcuno defezionasse, non meravigliarti. Vorrà dire che ci riproverai al battesimo del primo figlio. Augurî, cara Elisabetta.

Sono la bestia nera dei potenziali suoceri.

Cara Mina,al mio quarto fidanzamento, ho dovuto arrendermi a un dato ormai incontrovertibile: sono la bestia nera dei potenziali suoceri. Per un motivo o per l’altro i genitori dei miei ragazzi mi hanno sempre detestato. Adesso che ho 30 anni comincio a pensare che non ci sia più speranza. Non è che voglia collezionarne altri, di suoceri riottosi. Mi terrei quelli che ho, visto che con Luca, il mio fidanzato, sto bene. Ma proprio per le esperienze passate, so che certe antipatie scavano sotto un rapporto e alla lunga lo affossano. Perciò temo che anche questa volta la storia finirà. Non sono molto socievole e parlo poco, ho le mie idee e, se capita l’occasione, le difendo, ma non mi sembra di essere così odiosa da meritarmi tutto l’astio che i genitori di Luca mi hanno sempre riservato. Esiste qualche sistema per instaurare almeno un freddo rapporto socialmente accettabile?Laura B., Milano

Le tue idee difendile con il tuo ragazzo, non coi tuoi futuri suoceri. Con loro fa’ finta di essere scema. Mai mostrare intelligenza, men che meno ironia e cultura. Mostra l’amore per il loro figliolo, sorridi e fa’ finta di essere un po’ tonta. Funziona sempre.

Il fratello della mia ragazza.

Cara Mina,come stai? Ho un piccolo problema che mi imbarazza e non oso chiedere aiuto agli amici. Ecco qua. Mi piace il fratello di Graziella. Fin qui niente di strano. Il problema è che Graziella è la mia ragazza da due anni. Sono sconvolto da questa cosa che non mi era mai capitata. Cosa si fa in questi casi? Tieni presente che Marco sembra corrispondere l’interesse che ho per lui. Aiuto.Giulio L., Brescia

Che bello che qualcuno mi chieda come sto! Bene, grazie. Allora: tostissima situazione. Prova ad andartene via. Via da tutti e due. La lontananza, sai, non solo “è come il vento”, ma schiarisce le idee. Riscrivimi.

09.10.2003

Vanity Fair n. 2003

Quando un libro non porta tracce di te non è veramente tuo. / Tradiscilo pure se ne hai lo stomaco: ma glielo devi dire. / Anche Berlusconi può scatenare una crisi di coppia. / Se la ex moglie è una iena può pensarci solo lui. / Quarant’anni dopo si guarda ancora di che colore è ... chi viene a cena.Leggi tutto

23.10.2003

Vanity Fair n. 2003

Non devastare più il tuo ex trattandolo come uno zerbino / Un padre spione come te farebbe meglio a buttarsi nel fiume / Tuo figlio e tuo fratello cresceranno insieme: è pura gioia, non dolore / Le fatiche di mamma si dimenticano. Il sorriso si ricorda / Meglio un onesto e sincero impiegato di un futuro avvocato mai esistitoLeggi tutto
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