08.01.2004

Vanity Fair n. 1/2004

Un sorriso di tua madre vale molto di più di gioielli o cortei

Cara Mina,è di nuovo la stagione delle feste e io ho il solito problema. Mia mamma mi inviterà al pranzo di Capodanno e io mi troverò a sopportare per tre-quattro ore le prediche di mia sorella. Non potremmo essere più diverse: io single e con una vita sentimentale un po’ burrascosa, sempre in jeans e maglione, contenta del mio semplice posto di impiegata, ferocemente di sinistra, pronta a partecipare a ogni corteo no global; lei sposata e mamma perfetta, tiratissima e ingioiellata, in carriera, molto conservatrice dal punto di vista politico e morale, e piena di disprezzo nei miei confronti.Il problema è che siamo entrambe testarde e attaccabrighe. Così, ogni volta che ci ritroviamo insieme, va a finire che una delle due tira fuori un argomento di scontro (praticamente tutti, a meno che non parliamo di previsioni del tempo) e si scatena la lite furibonda, con insulti, propositi di non vedersi mai più e lacrime di mia madre.La mamma, poverina, mi implora da due settimane di avere pietà di lei, di non rovinarle anche queste feste, di vestirmi un po’ meglio del solito e non rispondere alle provocazioni. Ci ho già provato tante volte, so che non funziona. Se facessi finta di essere un’altra, mi sentirei un’idiota. E poi, perché non è la mia amata sorellina a venirmi incontro?Ho quasi deciso: quest’anno non andrò. Mia madre ne soffrirà perché ci tiene tanto. Ma fingere di essere una famiglia, cosa che francamente non siamo, mi sembra un’ipocrisia inutile. Tu cosa ne dici?Silvia ‘63

Vorrei proprio non dirne niente. Eppure, nella tua lettera, lo spunto per qualche considerazione lo vedo. Prima di tutto che tu vada o no a quella cena sarà assolutamente irrilevante per me, a cui chiedi un parere, per tua sorella e per tua madre. La storia non avrà ripercussioni. Poi c’è il problema delle divise indossate dagli invitati. Nessuno ha ragione, se non è disposto ad abbandonare divisa e ruolo presunti. Una cena in famiglia tra persone con idee e convinzioni diverse non potrebbe essere una occasione buona per dimostrare di essere veramente pacifici oltre che pacifisti? Il valore di una richiesta di una mamma, unica attrice di una scena che non c’entra con conformismo e anticonformismo, è un valore serio, non provinciale, non qualunquista. Se neppure quel valore merita rispetto, allora al diavolo tutto. Ti potrei descrivere una ipotesi possibile per questo Capodanno, con connotati culturalmente un po’ più elevati rispetto a quelli assai ineleganti che dipendono dalle convinzioni imprescindibili, dalla sciocca litigiosità e dal provincialissimo egoismo. Entrando in casa, tu e tua sorella vi travestite scambiandovi l’abbigliamento e vi dedicate, per una sera, alla comprensione. Risultato? Un sorriso di vostra madre che vale infinitamente di più di gioielli e cortei.

Anche se ti dice di non essere gay, il dubbio resta

Cara Mina,ho un tarlo che mi rode. Ho paura che il mio fidanzato sia gay. Dice di amarmi, è affettuosissimo con me, la vita sessuale va bene. Ma quando facciamo l’amore è lontano, assente ... come dire? Poco partecipe. E poi non posso fare a meno di notare certi atteggiamenti, certe piccole manie, certi modi di muoversi.È stata mia sorella, molto diplomaticamente, a farmi notare che c’era qualcosa di strano. Da quel momento, è stato come se improvvisamente tutte le cose che avevo notato io avessero trovato una spiegazione: quel distacco, quella lontananza.Ho il terrore che lui taccia perché mi vuole bene e non vuole farmi del male, perché ha paura. Ma non ho il cuore di parlargli. Lo ferirei moltissimo. E se poi fosse tutta una mia fantasia?Abbiamo già fissato la data delle nozze, per giugno. Non voglio arrivare al punto in cui non c’è più tempo di tornare indietro, non voglio commettere un errore enorme solo perché nessuno ha avuto il coraggio di smascherare una bugia. Ma ho anche il terrore di perderlo. Perché lo amo tantissimo.Lucia, Modena

Chiediglielo. Se si mette a ridere e ti convince che non è vero, puoi stare tranquilla. Per qualche tempo. Il dubbio ti accompagnerà per tutta la vita.

Di politici corrotti forse non ce ne sono più, ma di politici capaci?

Cara Mina,leggo con piacere la tua rubrica e ritengo molto interessanti le tue risposte. Ho appena finito di leggere l’articolo di Gabriele Romagnoli (Vanity fair n° 10) sul binomio “politica e coca”: ebbene, non ci sto.Ho 26 anni e ho cominciato ad interessarmi, anche attivamente, di politica da quando ne avevo 18. Così ho conosciuto il mio convivente e futuro marito. Ha 29 anni ed è riuscito a coniugare la sua passione con il lavoro: la Politica con la P maiuscola, anche se ristretta alla nostra città e non in parlamento, ma non per questo meno importante.È vero, la politica dà “dipendenza”, può diventare una malattia. Ma può anche essere passione vera e positiva. Lo vedo in lui, che ogni giorno fa quel tran tran descritto con tanto disprezzo da Romagnoli: lettura dei giornali, riunioni, incontri, pranzi, dichiarazione ANSA, discussioni, lotte, a volte fino a tarda notte. Lavoro che ti stanca, che ti colpisce in prima persona, che ti fa venire male allo stomaco, che ti fa il sangue acido ma che ti tiene in vita, che dà sapore all’esistenza. Non il successo, il potere, le conoscenze altolocate. Ma la sensazione di essere utile al bene comune, di mettere il tuo tempo a disposizione degli altri, di mettere in campo le proprie passioni, le proprie idee.Non parlo da donna innamorata del proprio uomo. Parlo da militante, da persona che vede ogni giorno una politica che non è modo per arricchirsi alle spalle dei cittadini, ma una missione. Da persona che ha fatto del suo senso civico un lavoro.Le parole di Romagnoli disilludono i cittadini, già distanti dalla classe politica per gli avvenimenti del passato (e del presente): corruzioni, tangenti, mafia, misteri. Non c’è bisogno di ulteriori spinte verso il qualunquismo.Non è vero che ci sono solo rare eccezioni in via di estinzione; c’è una nuova generazione di giovani politici che stanno crescendo nelle realtà di provincia, pronte a governare l’Italia del domani. E governare non sempre significa bisogno di potere. Non sempre questo “potere” porta alla frequentazione di loschi figuri e all’uso di droga, o al legame con il cabaret e lo spettacolo. Lasciamo perdere i commenti sul salotto di Vespa ...Non sono così ingenua da non riconoscere che il vero potere può corrompere e corrodere i buoni propositi. Ma la politica che nasce da dentro, quella fatta per gli altri, se è una malattia è una sana malattia. Quella che accomuna migliaia di persone, quella che ti fa stare insieme per la stessa battaglia e ti riempie il cuore.Scusa lo sfogo, ma dovevo. Tu cosa ne pensi?Silvia

Non ricordo chi ha detto: “L’unico politico onesto è il politico capace”. La politica si misura sulla capacità propositiva, sulla mediazione e sull’azione. L’onestà è solo un prerequisito della persona, oppure una conseguenza di un’attività efficace. Ci siamo lasciati alle spalle la funerea stagione di Mani Pulite, quando i giornali ci vollero far bere la favola di un mondo nuovo che la ramazza giustizialista stava finalmente per purificare da tutta la corruzione. Sia chiaro: fu un’operazione che andava certamente a scovare del marcio che c’era, ma che utilizzò metodi infami. Come disse uno dei suoi massimi attori, Francesco Saverio Borrelli, nel giugno 1993: “Noi incarceriamo la gente per farla parlare. La scarceriamo dopo che ha parlato”. Era l’epoca in cui girava la frase: “Datemi un politico onesto e vi porterò una prostituta vergine”. Anche Dario Fo si univa al coro nazional-popolare con la battuta: “Come ci sono oratori balbuzienti, umoristi tristi, parrucchieri calvi, potrebbero esistere benissimo anche politici onesti”. Piazza pulita è stata fatta. Di Pietro & co. ci hanno liberato da (quasi) tutti i politici corrotti. Ma a chi ci hanno messo in mano, ai “capaci”? Oggi più che mai, aridatece Andreotti!

09.10.2003

Vanity Fair n. 2003

Quando un libro non porta tracce di te non è veramente tuo. / Tradiscilo pure se ne hai lo stomaco: ma glielo devi dire. / Anche Berlusconi può scatenare una crisi di coppia. / Se la ex moglie è una iena può pensarci solo lui. / Quarant’anni dopo si guarda ancora di che colore è ... chi viene a cena.Leggi tutto

16.10.2003

Vanity Fair n. 2003

Ho un grande difetto: sono americana. / Gli dico che ha scelto la donna sbagliata? / Questione di etichetta. / Solo i miei genitori o anche i loro nuovi partner? / Sono la bestia nera dei potenziali suoceri. / Il fratello della mia ragazza.Leggi tutto

23.10.2003

Vanity Fair n. 2003

Non devastare più il tuo ex trattandolo come uno zerbino / Un padre spione come te farebbe meglio a buttarsi nel fiume / Tuo figlio e tuo fratello cresceranno insieme: è pura gioia, non dolore / Le fatiche di mamma si dimenticano. Il sorriso si ricorda / Meglio un onesto e sincero impiegato di un futuro avvocato mai esistitoLeggi tutto
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