16.04.1998

7. MA DOVE VAI, EMILY? 16 aprile 1998



Mina carissima,
ho letto sui giornali di una nuova iniziativa di donne, più o meno famose, per contare di più nella politica. Se non ho capito male, si parla di una scuola di formazione politica tutta al femminile con l’obiettivo di garantire una presenza più ampia e un peso maggiore delle donne nella vita politica. Quello che non mi è chiaro è in che modo questo si possa realizzare, almeno in tempi brevi. Non vorrei che fosse una trovata come le quote protette, nelle quali il solo fatto di essere donna ti dava una patente di capacità politica. Tu che cosa ne pensi? Sarà questa la strada giusta per far uscire le donne da una continua subalternità politica? Un abbraccio.

Giuliana F., Parma

Cara Giuliana,
se capisco bene, la tua lettera si riferisce a quel progetto chiamato “Emily in Italia”, presentato recentemente dalla pidiessina Giovanna Melandri. Lo scopo sarebbe quello di realizzare una scuola di formazione politica e creare una rete di informazioni e di sostegno per le donne che vogliono impegnarsi nell’attività dell’amministrazione pubblica. Ho letto diversi pareri su questo argomento. Provo a dirti il mio: si tratta di un lungo piagnisteo pieno zeppo di slogan veterosessantottini e di sociologismi leggermente soporiferi.
Qualche anno fa, quando si trattava di rielaborare la legge elettorale, le donne che fanno politica ottennero la cosiddetta “quota protetta” che garantiva una certa percentuale di presenze femminili nelle liste. Ora, evidentemente non paghe, dicono testualmente: “Vogliamo che a dirigere l’Italia ci siano sempre più donne. Chi dirige settori importanti della politica e della società deve poter costruire le condizioni del suo ricambio”.
By the way, il “ricambio” è una parola che avrei sostituito per evidenti ragioni igienico-letterarie. E poi, in concreto, che significa l’espressione “costruire le condizioni”? Visto che non ce lo dicono, proporrei una bella leggina che sancisse l’obbligo assoluto di attribuire soltanto alle donne cariche attualmente ricoperte da donne. Per cui, se il ministero della Sanità è ora assegnato a una donna, coloro che la sostituiranno da qui all’eternità dovranno obbligatoriamente avere “attributi” femminili. Non importa se avranno le capacità, le competenze, la cultura necessaria per coprire un posto di indubbia forte responsabilità per le sorti del Paese. L’importante sarà che abbiano gli “attributi”, appunto. E se un uomo vorrà aspirare a quel dicastero, mi dispiace per lui: o Casablanca oppure di ministero non si parla proprio.
Un’altra soluzione potrebbe essere il ricorso all’ingegneria genetica: si provvede a inserire nel DNA delle femmine un particolare gene che consenta loro di sviluppare una tale capacità politica e gestionale da surclassare tutti i maschi e arrivare così, senza intoppi, in tutte le stanze dei bottoni. Ma più realisticamente, senza inutili lamenti, senza più ripetere ossessivamente che tutto il mondo va male se non vengono considerate le loro infinite possibilità, le donne, tiratesi su le manichette della camicetta, dimostrino una per una la loro potenza personale sfilandosi da sotto il calcagno dello schiavismo del maschio politico. Eventualmente una contro uno. Testa a testa. Con armi non necessariamente né fisiologicamente pari, ma con pari potenza e dignità.



05.03.1998

1. SANREMO, POVERA MUSICA... 5 marzo 1998

Carissima Mina, come tutti i riti italici, si sta celebrando la kermesse canzonettistica di Sanremo, che ancora si fregia del titolo di “Festival della canzone italiana”. Tu, secondo me, sei la persona più indicata per risolvere alcuni dubbi che mi tormentano da anni. Perché i più grandi cantanti italiani non vanno a Sanremo? Perché i nostri giovani stori... Leggi tutto

12.03.1998

2. LA MODA? È VESTIRCI COME CI PARE 12 marzo 1998

Cara Mina, volevo il tuo parere sulla moda ora che le sfilate stanno finendo. Mi spiego meglio: è che non so più come vestirmi. L’anno scorso siamo stati sommersi dal revival degli anni Settanta: zeppe, pantaloni a zampa di elefante, colori acidi e giacchettini striminziti, poco attraenti per chi quella moda l’ha vissuta in presa diretta. Ma neanche le sfilate aiutano:... Leggi tutto

19.03.1998

3. QUEL MOSTRO È DENTRO DI NOI 19 marzo 1998

Carissima Mina, la ripresa del processo per l’omicidio di Balsorano mi ha particolarmente sconvolto. Tra nuove prove, accuse e ritrattazioni, l’unica cosa certa è che Cristina, una bambina di sette anni, è stata seviziata e uccisa. Quel gioco al massacro tra padre e figlio rende ancora più mostruosa l’intera vicenda. Sì, mostruosa, perché sec... Leggi tutto

26.03.1998

4. IL MIO FELLINI, GENIO FELICE 26 marzo 1998

Cara Mina, ho letto da qualche parte che Federico Fellini scrisse un film apposta per te, “Mastorna”, storia di un’astronave senza ritorno. Mi piacerebbe sapere perché non hai mai voluto accettare la parte che il grande regista ti aveva offerto. E comunque, tu che lo conoscevi bene, come lo ricordi? Era davvero così straordinario anche dal punto di vista umano? E... Leggi tutto
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