26.03.1998

4. IL MIO FELLINI, GENIO FELICE 26 marzo 1998



Cara Mina,
ho letto da qualche parte che Federico Fellini scrisse un film apposta per te, “Mastorna”, storia di un’astronave senza ritorno. Mi piacerebbe sapere perché non hai mai voluto accettare la parte che il grande regista ti aveva offerto. E comunque, tu che lo conoscevi bene, come lo ricordi? Era davvero così straordinario anche dal punto di vista umano? E ancora, trovi giusto il risultato di quel sondaggio fatto, se non mi sbaglio, dalla BBC, che vede come unico italiano proprio Fellini tra i cento artisti più importanti del secolo? Ciao e grazie.

Lorenzo M., Saronno

Caro Lorenzo,
ti ringrazio per la tua lettera, che mi dà finalmente l’opportunità di chiarire, anche se dopo tanto tempo, una cosa. Fellini non ha scritto “Mastorna” per me. Sì, è vero, avevamo discusso una mia partecipazione a quel film e anche a “Satyricon”, ma io, dopo aver preso parte a ben tredici dimenticabili filmetti, mi ero resa conto del fatto che non sapevo proprio recitare. E quindi, con grande dolore, rifiutai. Lui ridacchiava e, con quella sua magica vocina da suora, dolce e ironica, mi parlava per ore cercando di farmi cambiare idea. E io, alla luce della sua splendente intelligenza, mi rendevo perfettamente conto di essere di fronte a una di quelle rarissime miracolose creature che scendono sulla terra per consolarci e migliorarci.
Ogni tanto Dio sembra che si risvegli dall’assenza, dal torpore in cui appare avviluppato, o in cui noi lo abbiamo costretto, e accadono i miracoli, che non hanno niente a che vedere con le Madonnine che lacrimano sangue, ma che si esprimono nella dimensione concreta di certi uomini. Sono quelle genialità imprevedibili, quelle umanità inspiegabili coi criteri razionalistici, che innestano un pezzetto di cielo nella nostra quotidianità. Capita solo qualche volta nell’arco di un secolo. Ma capita. Il miracolo della grazia che talvolta si incarna in una precisa personalità artistica è quello che ci fa dire che Dio non si è dimenticato di noi. E la controprova del genio sta nel fatto che gli viene tutto facile, che la melodia scorre come l’acqua di un ruscello e si fissa sul pentagramma, come per Mozart che non aveva bisogno di cancellature. Come per Fellini che ha avuto il dono di una enorme facilità espressiva e in più si sentiva investito di quella felicità tipica dell’uomo che si accorge che l’immagine interiore aderisce perfettamente alla forma visiva. E noi, il pubblico, ne percepiamo immediatamente il valore e la grandezza.
Mi chiedi, caro Lorenzo, se era straordinario anche dal punto di vista umano. Ti posso dire, se ti basta, che Fellini era uno dei pochissimi uomini felici che ho incontrato nella mia vita.
A proposito del sondaggio della BBC: no, non trovo giusto che solo Fellini sia stato segnalato, da questi critici smaniosi di classificare tutto, come unico italiano fra i cento artisti più importanti del secolo. Specialmente se sono stati considerati “artisti” anche i poeti. E qui dovrei fare un elenco che, anche se brevissimo, preferisco omettere. Ma per quanto riguarda Fellini, non c’era bisogno della segnalazione della solerte giuria inglese. Grazie! Lo sapevamo già.



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