12.03.1998

2. LA MODA? È VESTIRCI COME CI PARE 12 marzo 1998



Cara Mina,
volevo il tuo parere sulla moda ora che le sfilate stanno finendo. Mi spiego meglio: è che non so più come vestirmi. L’anno scorso siamo stati sommersi dal revival degli anni Settanta: zeppe, pantaloni a zampa di elefante, colori acidi e giacchettini striminziti, poco attraenti per chi quella moda l’ha vissuta in presa diretta. Ma neanche le sfilate aiutano: magari la modella ventenne può osare il nudo totale o le trasparenze, ma, a parte il fisico, io non mi ci vedo ad andare a lavorare così. È possibile che non ci sia alternativa al solito tailleurino o al vecchio caro jeans? Ma davvero la moda è morta, come ha detto un grande sarto, ma non mi ricordo chi?

Anna G., Salice (To)

Cara Anna,
non è proprio il caso che tu ti affanni a seguire tutte le evoluzioni della moda, soprattutto se ti metti a sfogliare le riviste o a vedere le sfilate in televisione, per decidere come dovrai vestirti per andare in ufficio. Esci pure di casa come ti pare! Con le scarpe da ginnastica e una giacca da smoking, con una camicetta della nonna, con un giaccone da caccia di tuo padre o con il tailleur che, secondo me, è sempre un gran bel pezzo, e più è vecchio più è chic. Non vorrai mica pensare che nella società postmoderna, del postindustriale, della postavanguardia e del post-vattelapesca, ci sia qualcuno che si possa preoccupare del tuo abbigliamento, che magari non ha le caratteristiche né del post né del pre?
Essere alla moda significa non seguirla affatto. Ti prego, non sottostare ai suggerimenti di chi ci vuole ancora una volta discriminare. Non siamo come quelle super top che indossano quelle cose che poi noi dovremmo comprare e indossare. Non siamo quasi mai alte uno e ottanta, non siamo quasi mai bellissime, non siamo quasi mai sicure di noi stesse fino al punto di “dominare” un capo di quelli che vogliono per forza farci sognare.
Sarà un caso, ma tutte le persone più geniali, più interessanti, che ho incontrato nella vita, erano vestite piuttosto male: pantaloni lisi, maglioni bucati, scarpacce sfondate. Anche le mamme, tutte le mamme di una certa età, che ho incontrato nella vita, erano vestite allo stesso modo. Belle o brutte, adeguate o insufficienti, erano vestite allo stesso modo. Anche i ricchi, quelli che sono soltanto ricchi e non altro, sono vestiti allo stesso modo, anche i “malamente” sono vestiti allo stesso modo. Anche le stronze sono vestite tutte uguali. Non si sfugge.
Forse non ce ne rendiamo nemmeno conto ma, quando scegliamo un maglioncino, una giacca, un paio di scarpe, ci consegniamo alla divisa che inevitabilmente ci rappresenterà. Ogni tanto, sempre inconsciamente, ci ribelliamo alla nostra troppo rivelatrice immagine e ci mascheriamo. Compriamo (ma sì, chi se ne frega) un “modellino” che abbiamo visto sfilare da una pezza di corazziera in televisione, ce lo infiliamo nel breve spazio di tempo nel quale non troviamo mai neppure l’ombra del sogno che stavamo cercando di costruirci.
No, la moda non muore, non morirà mai. Fin quando ci sarà possibilità di eccedere, fin quando si inventeranno modelli impossibili, la moda manterrà la sua funzione di estrema creatività, senza alcuna chance di essere utilizzata dal pubblico. Certo, preferirei che sulla passerella si presentassero non solo le modelle con il vestito attaccato ai capezzoli col piercing, ma anche dei bei ragazzoni con i jeans attaccati ai testicoli, per esempio. Sarebbe un ulteriore passo sulla strada dell’estremo e anche della parità dei sessi. Si potrebbe anche riproporre il primo modello di abbigliamento: una foglia di fico. Forse ci hanno già pensato, ma in fondo l’idea non invecchia mai.

05.03.1998

1. SANREMO, POVERA MUSICA... 5 marzo 1998

Carissima Mina, come tutti i riti italici, si sta celebrando la kermesse canzonettistica di Sanremo, che ancora si fregia del titolo di “Festival della canzone italiana”. Tu, secondo me, sei la persona più indicata per risolvere alcuni dubbi che mi tormentano da anni. Perché i più grandi cantanti italiani non vanno a Sanremo? Perché i nostri giovani stori... Leggi tutto

19.03.1998

3. QUEL MOSTRO È DENTRO DI NOI 19 marzo 1998

Carissima Mina, la ripresa del processo per l’omicidio di Balsorano mi ha particolarmente sconvolto. Tra nuove prove, accuse e ritrattazioni, l’unica cosa certa è che Cristina, una bambina di sette anni, è stata seviziata e uccisa. Quel gioco al massacro tra padre e figlio rende ancora più mostruosa l’intera vicenda. Sì, mostruosa, perché sec... Leggi tutto

26.03.1998

4. IL MIO FELLINI, GENIO FELICE 26 marzo 1998

Cara Mina, ho letto da qualche parte che Federico Fellini scrisse un film apposta per te, “Mastorna”, storia di un’astronave senza ritorno. Mi piacerebbe sapere perché non hai mai voluto accettare la parte che il grande regista ti aveva offerto. E comunque, tu che lo conoscevi bene, come lo ricordi? Era davvero così straordinario anche dal punto di vista umano? E... Leggi tutto
MINA MAZZINI © COPYRIGHT 2023