14.05.1998

11. L’INTER, LA JUVE E FEDRO



14 maggio 1998

Cara Mina,
non sono tifoso, mi interesso poco di sport, ma non posso fare a meno di considerare che quella che doveva essere la "madre di tutte le partite", e cioè Juventus-Inter del 26 aprile scorso, si è risolta in un gran brutto affare per la credibilità del calcio italiano. Tutti ne hanno parlato; è intervenuto il ministro Veltroni e c’è stata persino una rissa in Parlamento. È vero che le liti calcistiche sono il pane quotidiano per milioni di italiani e che quindi, comunque fosse andata la partita, se ne sarebbe discusso ancora per giorni. Ma ciò a cui abbiamo assistito ha superato ogni possibile immaginazione. Vorrei il tuo parere.
Vincenzo P., Livorno

Caro Vincenzo,
nella biblioteca di Heidelberg è stato recentemente ritrovato un antico codice dell’XI secolo che presenta numerose varianti testuali alle notissime favole di Fedro. Se si accerterà la validità del manoscritto recuperato, dovrà essere ribaltata la tradizionale convinzione che faceva ritenere l’agnello sempre vittima del lupo. Il nuovo testo dice: "Superior stabat agnellus, longeque inferior lippus ...".
I filologi si sono scatenati. "Agnellus" sembra un termine poco classico, forse un’influenza delle lingue romanze neolatine. Ma, a una attenta ricerca, si nota che già Plauto, nella commedia "Asinaria", utilizza questa parola. Problemi ben più consistenti pone invece la comprensione dell’altro soggetto della favoletta. Chi sarà mai questo "lippus"? Il termine, nel latino classico, indica colui che è affetto da un’infiammazione agli occhi e che quindi non riesce a vedere bene neanche i fatti più evidenti.
L’importanza della partita Juventus-Inter non si è, quindi, riversata solo nei salotti chiacchierini delle trasmissioni televisive, sulle prime pagine dei giornali, nelle aule parlamentari, ma addirittura risale all’antichità più remota. Con misteriosa facoltà di preveggenza Fedro ha voluto dire la sua e ci ha dipinto uno strano scenario dove un Agnello se ne sta al di sopra di tutti, onnipotente, riverito e forse anche favorito. Tutti gli altri sono ben al di sotto di lui. Compreso l’arbitro, appunto Lippus, malato agli occhi che non vede i falli. Ogni riferimento al "Paul Newman del calcio italiano" (che palle con questi nomignoli!) è assolutamente fuori luogo. Col suo stile moraleggiante, anche Fedro ha voluto partecipare al dibattito su quella che veniva preannunciata come "la madre di tutte le partite" e si è invece rivelata "la zia di tutte le partite", con tutto il solito rispetto per le zie! E lui inorridì al pensiero che, a distanza di quasi duemila anni, un evento atletico potesse risolversi in una buffonata. Lui figlio di un mondo dove lo sport voleva dire ancora lealtà, correttezza, vigoria fisica e valore morale, senza mezzi termini, ha colto il nocciolo della questione: c’è chi sta sopra e c’è chi sta naturalmente sotto. Nella vita come nello sport.
Nella sua epoca gli arbitri, che si chiamavano agonoteti e avevano anche il compito di organizzare le gare, giuravano sull’altare di Zeus, assieme agli atleti, di rispettare le regole. Per chi barava si prevedevano multe salate o addirittura frustate. Oggi invece chi viene multato è chi solo osa rivendicare le proprie ragioni, se, a buon diritto, si ritiene leso. Tutti parlano. Tutti dicono di tutto in ogni talk show televisivo. Solo nel calcio vige l’assurda legge del mutismo. E chi non tiene la bocca chiusa la paga.
Onore, dunque, al presidente Moratti che non è stato zitto e ha gratificato i suoi giocatori del premio partita come se avessero vinto. Anche nell’antica Roma, ci fa capire Fedro, avrebbero fatto la stessa cosa.

05.03.1998

1. SANREMO, POVERA MUSICA... 5 marzo 1998

Carissima Mina, come tutti i riti italici, si sta celebrando la kermesse canzonettistica di Sanremo, che ancora si fregia del titolo di “Festival della canzone italiana”. Tu, secondo me, sei la persona più indicata per risolvere alcuni dubbi che mi tormentano da anni. Perché i più grandi cantanti italiani non vanno a Sanremo? Perché i nostri giovani stori... Leggi tutto

12.03.1998

2. LA MODA? È VESTIRCI COME CI PARE 12 marzo 1998

Cara Mina, volevo il tuo parere sulla moda ora che le sfilate stanno finendo. Mi spiego meglio: è che non so più come vestirmi. L’anno scorso siamo stati sommersi dal revival degli anni Settanta: zeppe, pantaloni a zampa di elefante, colori acidi e giacchettini striminziti, poco attraenti per chi quella moda l’ha vissuta in presa diretta. Ma neanche le sfilate aiutano:... Leggi tutto

19.03.1998

3. QUEL MOSTRO È DENTRO DI NOI 19 marzo 1998

Carissima Mina, la ripresa del processo per l’omicidio di Balsorano mi ha particolarmente sconvolto. Tra nuove prove, accuse e ritrattazioni, l’unica cosa certa è che Cristina, una bambina di sette anni, è stata seviziata e uccisa. Quel gioco al massacro tra padre e figlio rende ancora più mostruosa l’intera vicenda. Sì, mostruosa, perché sec... Leggi tutto

26.03.1998

4. IL MIO FELLINI, GENIO FELICE 26 marzo 1998

Cara Mina, ho letto da qualche parte che Federico Fellini scrisse un film apposta per te, “Mastorna”, storia di un’astronave senza ritorno. Mi piacerebbe sapere perché non hai mai voluto accettare la parte che il grande regista ti aveva offerto. E comunque, tu che lo conoscevi bene, come lo ricordi? Era davvero così straordinario anche dal punto di vista umano? E... Leggi tutto
MINA MAZZINI © COPYRIGHT 2023