14.05.1998

11. IO, ADRIANO E IL TEMPO



14 maggio 1998

Adriano potrebbe avere indifferentemente dieci mesi, diciassette oppure centocinquant’anni. Non ha praticamente niente della sua età anagrafica. Per quanto riguarda la sua sopravvivenza fisica si affida completamente: si lascia mettere il cappellino ben calcato, si abbandona a chi gli chiude bene il collo del cappottino perché non prenda freddo. Se non ci fosse chi gli mette in mano un biberon, qualcosa da mangiare, morirebbe di denutrizione, perché lui non sente la fame, non ci pensa. Se ne ricorda magari quando comincia ad accorgersi che sta per svenire.
Non porta l’orologio, ma credo che se anche lo portasse continuerebbe ad arrivare in ritardo a tutti gli appuntamenti: di un’ora, due ore, tre ore oppure non arrivare per niente. Ma questo non lo fa volontariamente, no. Lui pensa ... Probabilmente sempre ad altro. E così, tornando da Roma a Milano in treno, si domanda per tutto il viaggio: "Ma cosa diavolo mi sono dimenticato?". E soltanto alla stazione di Milano gli viene in mente che era la macchina. L’automobile con la quale era andato a Roma. Quella aveva dimenticato.
Lui pensa ... E si distrae, anzi si astrae completamente dalla realtà. E anche quando ti dice: "Ma va’!", dopo un tuo racconto che magari ti sembrava interessante, tu capisci chiaramente che non ti ha seguito affatto. Lui pensa ... Poi però, se proprio lo ritiene indispensabile, è in grado di rimettere insieme i suoni del racconto che gli hai fatto e, per quell’istinto formidabile che ha nel suo patrimonio di animale superiore, riesce a ricomporre il senso e a farti credere che lui non poteva stare più attento di così a quello che dicevi.
Lui pensa ... E ogni tanto sembra come scuotersi dalla netta delimitazione, dal gorgo dei suoi "contenuti mentali". Si guarda intorno come chi è appena tornato da un lungo viaggio nel futuro o nel passato e ti esplode addosso la sua esagerata, enorme, torrenziale, travolgente, pazzesca simpatia.
Parla volentieri di sé e racconta grandi o piccoli aneddoti popolati da piccoli o grandi personaggi con una lucidità di esposizione tale che sembra di leggere una bella sceneggiatura. E quando prende in mano una chitarra e canta uno dei nostri adorati rock della prima ora, ha la capacità di metterti al centro di un periodo storico-musicale che tu magari non hai conosciuto e di farti capire il profondo significato di quel fenomeno di costume che ha cambiato la musica, e non soltanto quella. Lì non pensa. Lì finalmente torna dai suoi viottoli, dalle sue scorciatoie o allungatoie mentali e agisce. Ed è un vero godimento ascoltarlo e guardarlo muoversi con quella strana "danda", con quello strano equilibrismo da precipizio.
No, Adriano non può avere più di vent’anni.

Grande molleggiato, ti voglio bene.

05.03.1998

1. SANREMO, POVERA MUSICA... 5 marzo 1998

Carissima Mina, come tutti i riti italici, si sta celebrando la kermesse canzonettistica di Sanremo, che ancora si fregia del titolo di “Festival della canzone italiana”. Tu, secondo me, sei la persona più indicata per risolvere alcuni dubbi che mi tormentano da anni. Perché i più grandi cantanti italiani non vanno a Sanremo? Perché i nostri giovani stori... Leggi tutto

12.03.1998

2. LA MODA? È VESTIRCI COME CI PARE 12 marzo 1998

Cara Mina, volevo il tuo parere sulla moda ora che le sfilate stanno finendo. Mi spiego meglio: è che non so più come vestirmi. L’anno scorso siamo stati sommersi dal revival degli anni Settanta: zeppe, pantaloni a zampa di elefante, colori acidi e giacchettini striminziti, poco attraenti per chi quella moda l’ha vissuta in presa diretta. Ma neanche le sfilate aiutano:... Leggi tutto

19.03.1998

3. QUEL MOSTRO È DENTRO DI NOI 19 marzo 1998

Carissima Mina, la ripresa del processo per l’omicidio di Balsorano mi ha particolarmente sconvolto. Tra nuove prove, accuse e ritrattazioni, l’unica cosa certa è che Cristina, una bambina di sette anni, è stata seviziata e uccisa. Quel gioco al massacro tra padre e figlio rende ancora più mostruosa l’intera vicenda. Sì, mostruosa, perché sec... Leggi tutto

26.03.1998

4. IL MIO FELLINI, GENIO FELICE 26 marzo 1998

Cara Mina, ho letto da qualche parte che Federico Fellini scrisse un film apposta per te, “Mastorna”, storia di un’astronave senza ritorno. Mi piacerebbe sapere perché non hai mai voluto accettare la parte che il grande regista ti aveva offerto. E comunque, tu che lo conoscevi bene, come lo ricordi? Era davvero così straordinario anche dal punto di vista umano? E... Leggi tutto
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