07.05.1998

10. SALVIAMOCI DAL TRASH IN TV



7 maggio 1998

Cara Mina,
da qualche mese la RAI ha deciso di oscurare l’interessante programma "Un giorno in pretura". Ignoro i motivi che hanno spinto gli organi responsabili a sospendere le trasmissioni, ma ho la netta sensazione che la decisione sia stata presa a seguito delle polemiche sorte dalla messa in onda del processo Chiatti. È vero: la crudezza delle immagini poteva essere intesa come mancanza di rispetto per i familiari delle vittime, ma spegnere i riflettori su tutti i processi mi sembra eccessivo. Se, come dicevano i latini, "ex malo bonum", è meglio che la tv offra ai cittadini validi contributi alla formazione civile della gente comune. Tu che ne pensi?
Eugenio L., Roma

Caro Eugenio,
mi vuoi provocare? La tua lettera è come un invito a nozze. È come se tu mi dicessi: "Rimettiamo in discussione il ruolo di Sua Maestà la televisione". Lei, l’imperatrice delle nostre case sempre più vuote di pensieri e parole e sempre più inzuppate di rumori. Lei, appollaiata sul trono delle nostre serate, lei divoratrice dei nostri attimi più privati, così ingorda di scandali, di pochezze e di immagini virtuali, con i suoi flash abbaglianti e le sue sequenze accelerate che inghiottono lo spazio e soffocano il tempo. Lei che non lascia via di scampo. Dalle sue frattaglie non si può sfuggire. Lei, che vomita pattume in quantità industriale, non accetta più di essere un vago sottofondo: ti penetra nell’iride sotto forma di stupefacenti videoclip, di pianti in diretta e altre amenità.
Sua Maestà la tv ha decretato che il nostro cervello debba essere soltanto una discarica. E a noi, bravi e diligenti utenti, ha riservato una sola libertà: quella dello zapping da un cassonetto per la plastica ad un contenitore per rifiuti organici. Il saltapicchio da un canale all’altro non è più motivato dalla ricerca di ciò che potrebbe sollecitare maggiormente la nostra intelligenza, il nostro interesse. Quando brandiamo un telecomando, ci trasformiamo in un animalone tecnologico, un tutt’uno con l’apparecchio televisivo. Una schifezza massmediale rassegnata e inconsapevole. E quanto più ciò che vediamo è inquietante, tanto più le nostre facoltà inferiori si sentono gratificate.
Stare anche solo per pochi minuti proni davanti al Moloch conferma ad una ad una le profetiche, illuminanti analisi di Pasolini, uno dei pochi veri maestri del nostro tempo. Scriveva nel 1973: "Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a sé l’intero Paese. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto, cioè, i suoi modelli. La televisione non si accontenta più di un ‘uomo che consuma’, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo all’uomo".
E allora, caro Eugenio, per non ridurre tutto alla "pars destruens", ti dico che io sogno una tv con molta realtà, anche quella più cruda, ma trattata con garbo e senza solleticazioni al voyeurismo. Sogno di abolire quasi tutta la virtualità, i punti esclamativi, le enfasi, i concentrati di melassa rancida. Sogno pochi commenti. Sogno grandi film, e più vecchi sono meglio è. Sogno grande musica. Sogno di non dover aspettare fino alle tre di notte per sentire due note di jazz.
La tua lettera vuole ribadire che esiste una funzione civile per la televisione e ciò mi sembra talmente ovvio che il solo fatto di ricordarlo suona come un atto di accusa verso S.A.R. la tv. A costo di incorrere in un reato di lesa maestà, io direi che la televisione dovrebbe essere destinata all’intelligenza. Che ancora resiste.

05.03.1998

1. SANREMO, POVERA MUSICA... 5 marzo 1998

Carissima Mina, come tutti i riti italici, si sta celebrando la kermesse canzonettistica di Sanremo, che ancora si fregia del titolo di “Festival della canzone italiana”. Tu, secondo me, sei la persona più indicata per risolvere alcuni dubbi che mi tormentano da anni. Perché i più grandi cantanti italiani non vanno a Sanremo? Perché i nostri giovani stori... Leggi tutto

12.03.1998

2. LA MODA? È VESTIRCI COME CI PARE 12 marzo 1998

Cara Mina, volevo il tuo parere sulla moda ora che le sfilate stanno finendo. Mi spiego meglio: è che non so più come vestirmi. L’anno scorso siamo stati sommersi dal revival degli anni Settanta: zeppe, pantaloni a zampa di elefante, colori acidi e giacchettini striminziti, poco attraenti per chi quella moda l’ha vissuta in presa diretta. Ma neanche le sfilate aiutano:... Leggi tutto

19.03.1998

3. QUEL MOSTRO È DENTRO DI NOI 19 marzo 1998

Carissima Mina, la ripresa del processo per l’omicidio di Balsorano mi ha particolarmente sconvolto. Tra nuove prove, accuse e ritrattazioni, l’unica cosa certa è che Cristina, una bambina di sette anni, è stata seviziata e uccisa. Quel gioco al massacro tra padre e figlio rende ancora più mostruosa l’intera vicenda. Sì, mostruosa, perché sec... Leggi tutto

26.03.1998

4. IL MIO FELLINI, GENIO FELICE 26 marzo 1998

Cara Mina, ho letto da qualche parte che Federico Fellini scrisse un film apposta per te, “Mastorna”, storia di un’astronave senza ritorno. Mi piacerebbe sapere perché non hai mai voluto accettare la parte che il grande regista ti aveva offerto. E comunque, tu che lo conoscevi bene, come lo ricordi? Era davvero così straordinario anche dal punto di vista umano? E... Leggi tutto
MINA MAZZINI © COPYRIGHT 2023