08.05.2003

Giulia Fasolino



Una bella invidia. E ora la sento di là dalla porta, mentre fa degli esempi ai suoi allievi della sua scuola di Brescia, un po’ pop, poi rock, poi col balançao. Toh, fa capolino anche una specie di flamenco. Del resto, Mina me l’aveva detto. Aspetto che abbia finito la sua lezione. Escono tutti. Noi ci avviamo svelti alla macchina perché dobbiamo ripartire subito per Milano, andiamo a vedere la Benedetta a teatro. Strada facendo chiacchieriamo e le butto lì un po’ di domande sperando che siano, almeno in parte, quelle che vorreste farle voi. Schiaccio il tasto “rec.” e cominciamo.

Lele Cerri: Eccoci, Giulia...

Giulia Fasolino:...accipicchia!... non siamo nemmeno in terza e diventiamo di colpo intervistata e intervistatore...

L.C.: Tieniti la cintura un po’ larghina ché avrai bisogno di fiato per rispondere. Facciamo che io di te non so niente e voglio saperlo... Un momento, che infilo “veleno” nel lettore, e poi ti massacrerò di domande...Straziami, ma di Mina saziami.... Come nasce alla musica Giulia Fasolino?

G.F. ... bisogna tornare agli albori...

L.C.: ...”era la guerra...” ... come diceva Elio Gigante?

G.F.: Non proprio, se intendi la 2a mondiale, decisamente un bel po’ dopo...
però lo feci appena possibile... prestissimo... fisicamente, intendo... perché con la musica in testa credo di esserci venuta al mondo... Non sarebbe stato possibile diversamente, con una mamma appassionata di musica come la nostra. In casa, per noi fratelli, c’è stato subito un pianoforte, un giradischi... e, appena uscito, il mangiadischi... se ti ricordi cos’era...

L.C.: ...come no?... con quella bocca a ciabatta!... ci ho appena fatto su un pezzo per una giovane rivista letteraria alla quale collaboro... si chiama Ciminiera... ti cercherò una copia di quel numero... così vedrai se i nostri ricordi del mangiadischi coincidono...

G.F.: ...grazie molte...

L.C. ...ma le pare?... E mangiadischi galeotto a parte?...

G.F.: ... beh... a cinque anni già avevo cominciato a frequentare chiese, cori di voci bianche...

L.C.: ... anche tu, come tanti altri, hai debuttato fra nuvole d’incenso e mantici d’organo...

G.F. ... sì... era fantastico...

L.C.: ...io ci andavo pazzo... quando poi, da grande, per Storia del Teatro ho saputo delle Sacre Rappresentazioni, di Sant’Uliva e compagnia bella... beh... altro che “c’era una volta Hollywood” e Woodstock!... quelli sì che ce la sapevano fare... suoni e luci e profumi!... servizio completo!... nel “buio” medioevo! E prima della prima!...

G.F.: ...sì... una bella spinta... di pari passo con l’aiuto dei miei genitori... un po’ tranquillizzati da quel contesto iniziale... E devo dire che, anche in seguito, la mia famiglia mi ha molto appoggiato in questa mia voglia, questa voglia-necessità, di fare musica... Questo “fare musica”, poi, è continuato.... come un fatto naturale... automaticamente, piano piano è diventato la mia vita...

L.C.: Vedi di concentrarti:....la musica alla quale, per la prima volta da sola, ti sei avvicinata?...

G.F.:... a cinque anni, i Beatles... la prima passione!

L.C.:Modalità:... scappasti di casa per andare al concerto di San Siro? ... scambiasti tutte le tue bambole con il 45 giri di “Can’t buy me love”?... li sentisti alla radio e facesti autostop fino a Liverpool per incatenarti con il tuo mangiadischi al cancello della casa di Paul Mc Cartney?... o fu una cosa meno garibaldina?

G.F.:...più domesticamnete, mia sorella, più grande di me abbastanza per comprarli, aveva i dischi dei Beatles... e mi sono innamorata... totalmente, immediatamente...

L.C.: ... dopodiché...

G.F.:...dopodiché sono passata ad Aretha Franklin...

L.C.: ... ustia!... di botto!?... senza paracadute...

G.F.: ...sì, senza paracadute...

L.C.:... beh, del resto quella era l’epoca... e quelli come te, i suoi figli musicali...

G.F.:...sì... e io, con i Beatles, ascoltavo tutta la fascia che girava intorno a questo fenomeno che loro erano... Più tardi, recentemente, mi sono imposta di avere il coraggio di confessare che allora non ascoltavo musica italiana...

L.C.:...segnate: Giulia Fasolino non ascoltava musica italiana...

G.F.:...no... ascoltavo solo Mina. Io, di musica italiana, ho cantato, da quando la voce ha cominciato a uscirmi, praticamente, dalla bocca, tutte le sue canzoni: ai concorsi, nel gruppo della scuola, nel gruppo della chiesa... ...io cantavo solo, esclusivamente, canzoni di Mina. Ogni tanto riuscivo ad infilare dentro “Respect” , “Doctor feelgood” di Aretha Franklin... però, di cose in italiano sempre e solo canzoni di Mina. E son cresciuta con l’idea di fare questo.

L.C.: Cioè?.. cantare Mina tutta la vita?...

G.F.:... di fare tutto quello che ho fatto e sto facendo... il mio mestiere.

L.C.: Da subito?

G.F.: Sì. Io mi affacciavo a tante cose... perché... andavo a scuola, logicamente... ho fatto molto sport... la mia giornata era abbondantemente occupata da queste tre cose: scuola, sport e musica... Ma la musica era l’obiettivo centrale, finale.

L.C.: ... anche Mina ha fatto sport... ha nuotato... a Cremona... io non c’ero... ma sono convinto che abbia addirittura fatto almeno un cinque vasche... Qual’era la tua specialità?

G.F.:... ginnastica artistica... fino ai dodici anni... ...a livello agonistico! 

L.C.: Dove vivevi all’epoca dei trionfi sportivi?

G.F.: A Novara.

L.C.: La Comaneci di Novara.

G.F.: Guarda, che qualche medaglietta me la sono vinta anch’io!...

L.C.: Brava, risentiti!.. è così che ti voglio... intrisa del tuo orgoglio sportivo!...

G.F.:Tu con lo sport come andavi?

L.C.: Negato. Correvo soltanto in barca a vela. L’ho fatto dai dodici ai diciott’anni. Alla prima regata in cui non sono arrivato primo, ho smesso.

G.F.: Esagerato!

L.C.: No, fu molto semplice. Credevo che fosse come una specie di squalifica a vita: hai perso, basta, al tuo posto c’è un altro, accomodati... So che può far venire alla mente una sorta di sindrome di Miss Italia, più che un’ottica da velista... ma è stato così... ...e poi mi piaceva andarmene in giro sottocosta dove mi pareva: oltre le foci, in terra di nessuno, spiagge e scogliere deserte, fino al tramonto... Un po’ Isola di Arturo...

G.F.: ... anch’io ho abbandonato, se questo ti consola... abbandonai l’artistica per l’atletica...

L.C.: ...anche tu per una gara non vinta?... No!

G.F.: ... cambiai perché l’Artistica è troppo impegnativa e, se volevo continuare a studiare musica, oltre ad andare a scuola, dovevo rinunciarci...

L.C.: ...quando hai avuto la prova, vera, la prima concreta, che la musica era davvero la tua vita?...

G.F.: A otto anni.

L.C.: ... cosa fu che te lo fece capire?

G.F.: ... la mia prima paga.

L.C.: ...posso farti un po’ di conti in tasca retroattivi?

G.F.: ...ben tremila lire a botta!

L.C.: ...una pagona!... posso testimoniare. Una quotazione niente male. Si partiva da millecinquecento... tremila era già semi-professionale.

G.F.: ... diciamo che anche se non era una pagona, era gratificante...sì... ero abbastanza “famosa” nella zona, ero richiesta... pagavano per sentirmi!... mmhhh...

L.C.:...e c’era sicuramente un manager...

G.F.: ...certo!.. ...l’impresario che organizzava queste torunées a breve raggio era... il nostro oratorio... Tutte le feste di piazza della zona erano nostre... io andavo e cantavo... canzoni di Mina. Non cantavo altro.

L.C.: ... i tuoi sarebbero mai riusciti a tenerti a casa?...

G.F.:...per fortuna, i miei “non volevano” tenermi a casa!... io ho avuto una famiglia splendida. Mi hanno aiutata e incoraggiata esattamente come avevo bisogno che facessero. Devo dire che mi assecondavano nelle iniziative. Non era una famiglia ricca, la mia, per cui era anche un po’ un sacrificio appoggiarmi come facevano... partecipare ai concorsi, a Roma, Nizza... costava.

L.C.: ...a Nizza quella vera?... andavi già fin là, da piccola?

G.F.: Sì, quella vera... in Francia....e anche lì ho vinto un concorso cantando “Insieme”... vedi?... cosa ti posso dire?...

L.C.: ... Erano gli Anni Settanta?....

G.F.: Sì... fine Anni Sessanta inizio Anni Settanta...

L.C.:.. andavi con basi o con un gruppo? Avevi una tua formazione?

G.F.: Sì, avevamo un gruppo... ...io, mio fratello... e altri tre musicisti... Cioè... eravamo tutti ragazzini... ...però siamo stati insieme come una formazione vera fino a tutto il tempo del liceo, tieni conto. Poi ci siamo divisi... anche perché mio padre si era ritrasferito, nel frattempo, e siamo venuti ad abitare a Brescia... e anche lì...

L.C.:... hai subito trovato altri compagni per un’altra formazione!

G.F.:... beh!... se “vuoi”, trovi... e io volevo... basta andare a naso...

L.C.:...Cosa può esserci che ti aiuti a capire che “devi” andare avanti assolutamente...?

G.F.: beh... quello lo capisci tu... nel senso che c’hai questa roba dentro...e non sai dargli un nome... non gli sai dare una collocazione specifica.... però... è un’esigenza... la senti...

L.C.: Per cui non ci sono salvagenti, campanelli d’allarme, per un bel po’, che possano metterti in guardia, avvisarti che forse è meglio lasciar perdere?... ...anzi, c’è una convinzione che te lo fa fare a qualunque costo?

G.F.: ...dài, che lo sai anche tu!

L.C.:... ma devi dirlo tu, adesso.

G.F.:...sì, a qualunque costo. Io, beh, se ti devo raccontare cose in particolare... quasi non saprei... perché è stato tutto bello anche se difficile... ...forse perché io sono stata aiutata moltissimo, dai miei, da mio fratello, immenso al mio fianco, che era musicista... lo ripeto... loro mi aiutavano... mia madre non dovevo pregarla... mi portava, con gioia... e questo è stato importantissimo... ...mentre invece c’erano mie compagne che avrebbero voluto fare delle cose e.... avevano contro la famiglia.
beh...

 

L.C.: certo che il genitore incredulo non ti dà una gran sicurezza. Essendo, come dicevi tu, una volontà-convinzione personale totale, se c’è qualcosa che la incrina....

G.F.: .....ancora oggi, fino ai diciott’anni - e ai nostri tempi addirittura fino a ventuno - se c’è un genitore che dice “no”, è no... e tutto diventa più difficile e meno bello... Adesso sono già cambiati i tempi... come insegnante, per esperienza diretta, mi sembra che i genitori quarantenni dei diciassettenni e diciottenni di adesso, se intravedono nel figlio una qualche predisposizione particolare, non gliela negano ma lo incoraggiano...

L.C.: ... allora i tuoi allievi sono particolarmente aiutati anche loro dai genitori, dunque?

G.F.: ...la maggior parte sì.... Parlo anche molto con i genitori. A volte, soprattutto con gli adolescenti, divento un po’... sai?... la “zia”... no?.. alla quale vai a raccontare certe cose, certi crucci che al papà o alla mamma non racconteresti altrettanto facilmente.... e allora divento una piccola valvola, un “cuscinetto assorbi picchi di crisi”...

L.C.: I tuoi studenti , oltre che i tuoi corsi, frequentano regolarmente scuole, studiano tutti regolarmente...

G.F.: ...sì, la stragrande maggioranza, sì... e io insisto perché lo facciano... anche per non dare false illusioni... Anche perché questo non è proprio il momento di dare false illusioni... a nessuno. Tantomeno a dei ragazzi che devono organizzarsi il loro futuro...

L.C.: ...esemplificando?...

G.F.: C’è una tale crisi, in questo momento, a livello artistico, in Italia particolarmente sentita... per cui... anche a un ragazzo di diciott’anni decisamente talentato, non mi sento di dire “lascia l’Università” e buttati solamente sulla musica... ...è dura... ... perché ci sono fiori di musicisti, diplomati al conservatorio, che vanno a fare altri lavori... perché non c’è lavoro... non ci sono più nemmeno le orchestre... Una volta c’ èra un’orchestra per ogni città, in ogni capoluogo ...

L.C.: Ah, sì, certo. Guarda cos’è successo con le orchestre RAI... quante disciolte... e solo alcuni, dei musicisti delle orchestre “cancellate”, violinisti, violoncellisti, lavorano negli uffici come impiegati...

G.F.:...anche nella musica leggera... Ho carissimi amici con i quali abbiamo cominciato a lavorare oltre vent’anni fa, che hanno dei seri problemi... Perché non c’è più il lavoro di prima, non ci sono più tournées, non ci sono più locali in cui andare a suonare... ..al limite, va bene a noi insegnanti... Queste “operazioni trionfo”, questi “saranno famosi” invogliano molti ad andare dall’insegnante di canto all’idea di mettersi a posto per “farcela” più facilmente... Egoisticamente posso dirlo, questo ha aumentato la voglia dei giovani di studiare... però... che devo dire?... la trasmissione poi finisce, e non è successo niente... e non succederà niente... purtroppo.

L.C.: Detto questo, avanti e coraggio... a tutti... non si può smettere prima di aver provato con tutte le forze... Ma scongiurerei chiunque lo faccia di mantenere uno sguardo lucido e lungimirante... di darsi dei tempi, dei termini. Credo che in questo tu sia pienamente d’accordo...

G.F.: Assolutamente.

L.C.: ...la maggiore difficoltà nell’affermarsi? ...nel soprannumero?...

G.F.: ...almeno fino a poco tempo fa, sì... E poi anche per la qualità scaduta... perché il pubblico, poi, i dischi li comprerebbe anche... ma il problema è che non ha moltissime motivazioni per farlo... Una volta noi avevamo le nostre canzoni che ci segnavano la vita... Ai nostri tempi di ragazzi, un vinile o un 45 giri raccoglieva il materiale che siglava un nostro periodo, una nostra crescita, una nostra crisi o una nostra felicità, come un segnalibro tra le nostre emozioni, come la foto di un momento importante.... oggi questo rapporto con i brani è molto più sfumato... perciò, molti tra i ragazzi non sentono la necessità di avere questo oggetto-testimonianza-souvenir di qualcosa che hanno vissuto così appassionatamente...

L.C.: ...suppongo avessi qualche 45 giri di Mina...

G.F.: Tutti!!!... perfino quello di fiabe... e sono rimasti a casa di mia madre... perché per lei sono, come dire?... una sorta di pietre di un muro che circonda o costeggia la sua vita... Quando io sono andata a vivere da sola, con Alfredo (Golino ndr.) era chiarissimo che i dischi di lirica e quelli di Mina non avrebbero mai potuto varcare la soglia di casa in direzione uscita... E, ripeto, i dischi di Mina li avevo tutti... appena ne usciva uno, mio fratello andava a comprarmelo per farmi imparare la nuova canzone e farmela cantare...

L.C.: Mina : repertorio... e fino a che punto esempio vocale?

G.F.: ...anche quando non avevo una benché minima cognizione tecnica vocale... le canzoni di Mina le cantavo perché... ... mi era necessario... non so nemmeno come spiegarlo... ma era una necessità naturale... “dovevo” farlo... Niente mi obbligava a farlo se non qualcosa di irrefrenabile... e allora le cantavo... ci provavo... come una matta... e via che andavo!... una gioia che non sai!..
L.C.: ..la imitavi, un po’?

G.F.: ...mai... non mi sono mai permessa... nemmeno in quelle sue vocali particolari, nel fraseggio che pure apriva come un nuovo metodo... non era quello che cercavo in lei... Era di più di tutto questo: un punto di riferimento totale che non potevo sezionare... Ed era l’unica ad esserlo, questo riferimento così completo. Riferendomi, anche inconsciamente come all’inizio, alla lezione di Mina capivo che riuscivo ad esprimere di più la mia voce.

L.C.: Mina.... cantante.... stilista... interprete...

G.F.: Mina è... musica... la musica è sicuramente il mezzo attraverso il quale lei si rappresenta perfettamente... Conoscendola, poi, fisicamente, mi sono ritrovata di fronte a quello che lei faceva nelle sue canzoni, la stessa persona che immaginavo attraverso quello che cantava... nel senso che non c’era nessun tipo di traduzione, nessuna voglia di dimostrare qualcosa... Cantare, in Mina, mi è sempre arrivato come una liberazione di contenuti, di quello che lei è... Io non mi facevo nemmeno molte domande su di lei, lo confesso... perché lei era talmente qualcosa che usciva dalle possibilità comunicative di chiunque altro, le oltrepassava così naturalmente... Ripeto, conoscendola, semmai, ho visto il collegamento tra come canta e ciò che lei è... che mi è parso totale. E così, quello che fa diventa un linguaggio universale.

L.C.: Mina e le sue velocissime, rapidissime, evoluzioni...

G.F.: Che Dio le benedica!... Sono state le prime, fondamentali indicazioni che mi hanno insegnato a cantare... In lei c’è qualcosa di speciale, non mi stancherò mai di dirlo, che può indicarti la strada, la tua strada... che può chiarirti molto... aiutarti a capire... A capire di te... se ti affidi.
...aiutarti a capire se ha senso che tu canti o no?

L.C.: Eh!.. credo proprio di sì... Il tuo primo incontro con Mina.

G.F.:... allora... La prima volta che io ho visto Mina in persona, è stato, credo, nei primi anni 80, quando ho cominciato a fare la corista dopo che avevo smesso di andare in giro per l’Europa con le band e sono stata chiamata, per i cori, da Victor Bacchetta... col quale avevo lavorato a diciassette anni per un disco di musica da ballo per orchestra. Mi ricordo che c’ero io, Lella Esposito, Mimi Hackett, Moreno Ferrara... e ti sto parlando... fai conto... dell’80-81... a Lugano. C’era Nuccio, Nuccio Rinaldis alla console...

L.C.: L’ho incontrato l’altro ieri, Nuccio...: scena muta.... su Mina, intendo. Abbiamo parlato per due ore come matti fitto fitto ed è riuscito a svicolare su tutto ciò che riguardava Mina: scena muta. Mi verrà un’intervista di due righe. Lui è gelosissimo di quello che riguarda Mina... è un suo patrimonio affettivo segretissimo... lo sapevo, d’altro canto... c’ho provato lo stesso, ma lo sapevo. Mi ha detto “scrivi pure quello che vuoi, conosci già benissimo tutto quello che penso... tu le sai le cose.... se vuoi scrivile tu... ma io non te le dico” -

G.F.: Nuccio è timidissimo!.... E anch’io, quel primo giorno, quello lì dei cori, non ero da meno....

L.C.: Proiettaci il filmino...

G.F.: Quando l’ho vista, non dico che ho avuto un tracollo, ma... quasi... Avevo ventidue, ventitrè anni e ritrovarmela davanti... anzi, il solo pensiero. Tant’è che avevo detto a Victor che non sapevo quanto avrei reso, per l’emozione che sicuramente avrei provato... Ero cresciuta con la sua musica, sì... ma l’idea di cantare in un suo disco... e arrivare lì... trovarsela di fronte... magari che ti viene incontro...

L.C.:...anche perché quando ti viene incontro, con quanto possa essere gentile, sembra comunque che ti venga incontro la statua della Libertà... ...poverini, diciamolo...

G.F.:...per fortuna lei era lì, seduta al suo sgabello, che scriveva su un foglio sul leggio...calma calma... si è girata, è venuta a salutarci, ed è stata affabilissima, ci ha subito messi tutti a nostro agio... E ricordo che, addirittura, io avevo fatto un disco con una canzone di Lavezzi, “Dolcissima”, e lei si ricordava della mia voce e della canzone... mi disse che mi aveva trovato molto brava, che la mia voce le era piaciuta molto , che era “interessante”... Io mezza svenuta, figurati!... non immaginavo nemmeno che lei sapesse dell’esistenza di quel disco, della canzone, di me...

L.C.: Come sei sopravvissuta a tutto questo, in quel momento?...

G.F.: Abbiamo cominciato subito a lavorare.... Al primo pezzo, come pensavo... avevo il nodino in gola... Dopo tutto è stato tranquillo: abbiamo riso, abbiamo scherzato, siamo andati a mangiare insieme. Alla fine della giornata, ho scosso la testa come per risvegliarmi e mi sono sentita una persona fortunata. A parte la gratificazione - con lei che mi ha detto cose su di me molto carine - una sensazione di grande positività. Quindi, appena tornata a casa, via come una bambina a raccontare tutto ad Alfredo...

L.C.: Che, per inciso, è Alfredo Golino, batterista, collaboratore di Mina e tuo compagno di vita e di musica e marito da....

G.F.:...da ventitré anni...

L.C.: Al quale hai detto....

G.F.: Ho incontrato una grande persona. Un’imponente capacità di metterti a tuo agio... la semplicità dell’intelligenza vera...

L.C.: Cos’è che poi ha cementato il tuo rapporto con Mina, in seguito?

G.F.: Dunque... a quell’epoca io ho lavorato in due o tre dischi... poi non sono stata più chiamata... Perché, lo sai, cambiando arrangiatori, ogni maestro ha le sue équipes, le sue squadre, chiama i suoi collaboratori abituali... Ci siamo riincontrate un bel po’ dopo... anni... Alfredo era andato su, a lavorare con Massimiliano, per un disco di Mina... lei ha saputo che stavo attraversando uno dei peggiori momenti della mia vita... avevo appena perso mio fratello, che era stato, ed è, una presenza fondamentale nella mia esistenza... Lei disse ad Alfredo che assolutamente non doveva lasciarmi sola e che mi portasse lì.... A forza ci riuscì... lui che non insiste mai, quella volta mi portò a Lugano, in sala... Io me ne stavo in un angolino... Lei fu fantastica. Sentivo che c’era e non c’era, esattamente come vuoi che si partecipi a qualcosa di estremamente importante per te. Capivo che cercava di aiutarmi, discretamente, con tutto lo stare vicino e il restare lontani del rispetto... Ho capito solo più tardi che collaborava con Massimiliano ed Alfredo a che mi riprendessi... ... stava molto discretamente aiutandomi. Io non avevo mai proposto niente di quello che scrivevo, non ne avevo mai neppure accennato... non sapevo nemmeno che lei sapesse che scrivevo... Un giorno, a sorpresa, mi disse “Senti, mi dài Johnny?”. Massimiliano aveva chiesto una cassetta ad Alfredo e a me per un suo progetto e poi l’aveva fatta ascoltare anche a Mina. E “Johnny” era il pezzo preferito di mio fratello, quello che lui giurava “giusto” per Mina, un pezzo “scoperto” da lui. E tutto questo, di colpo, è diventato il più bell’omaggio che avrei potuto fargli. Di questo le sono grata.

L.C.: Dopodiché....

G.F.: Dopodiché.. gli altri pezzi. Lei ha scelto tra quello che poi le ho mandato.. La cosa curiosa, e interessante, è che ha scelto tutte cose che io ho scritto “di getto”... in un quarto d’ora.... è una cosa che mi ha fatto notare Alfredo... Non so come faccia a percepirlo... ma ha sempre scelto in quella direzione...

L.C.: Beh, somiglia molto a come si muove ... cogliere il momento di grazia... il talento di riconoscerlo. Quando hai scritto i primi pezzi “di getto”?

G.F.: Sono quasi tutti “di getto”, non so scrivere diversamente. Solo in alcuni casi ho lasciato riposare il tutto per riprenderlo al momento giusto più tardi e finirlo di botto.

L.C.: A che età hai scritto il primo pezzo?

G.F.: “Dolce fuoco dell’amore” l’ho scritto in una sola volata a diciott’anni.

L.C.: E cantare?

G.F.: Sto preparando un mio CD.

L.C.: Che uscira?....

G.F.: Con calma, con grande calma, con infinita calma...

L.C.: ...“di getto in getto”?...

G.F.: Assolutamente sì...

L.C.:Il tuo rapporto con Massimiliano?

G.F.: Per rendere bene l'idea del mio rapporto personale con Massimiliano, posso dire che se dovesse succedere, per chissa' quali ragioni, di non poterlo frequentare o sentire anche solo per telefono, soffrirei moltissimo. Max e' diventata una presenza importante nella mia vita e mi lega a lui un grande affetto e una sincera stima.
Il rapporto professionale e' di gratitudine. Max e' stato molto importante in
un momento particolare della mia vita, mi ha ridato forza e stimoli.

L.C.:Io posso testimoniare il grande rispetto e la professionalita' nel rapporto
di lavoro...

G.F.:Max ama la musica ed è in sintonia con chi la ama. Io e Alfredo collaboriamo con lui anche in altri progetti e quello che più ci unisce è il senso del realismo,dell'obbiettività sul difficile momento che attraversa la discografia italiana,di questi tempi e'quasi impossibile districarsi nel panorama del mercato... perché è a dir poco caotico....e lavorare condividendo queste consapevolezze e' piu' semplice e produttivo. Max per fortuna dà ancora una grande importanza alla creatività e al
valore artistico... e in base alla mia esperienza professionale,questo tipo di valutazioni sono molto rare... e la mancanza di questa coscienza artistica ha prodotto una crisi da cui non sarà facile venire fuori... Spero nel futuro di continuare a collaborare con lui.

L.C.: Uno o più aneddoti sulla lavorazione del DVD

G.F.: Una neve, ma una neve!!!!
Io so solo che arrivati a Lugano ero veramente molto emozionata,
stavo partecipando ad un evento storico!!!!!!!!!!! ....e avrei potuto vantarmene per il resto della mia vita!!!!!! Si sono risvegliati tanti sentimenti che il callo della professione a volte intorpidisce... ...l'atmosfera era quella di un set cinematografico e io mi sentivo intimorita... ...a un tratto ho avutoi paura che non sarei riuscita ad emettere un solo suono.
Premetto che il giorno prima ero stata dal parrucchiere, e devo confessare di aver tinto i capelli di rosso per conquistarmi le grazie di Mina... ...Ogni volta che mi vede, se non ho qualche ciocca sul rosso o una predominanza del ramato, mi mette in crisi col mio gia' fragile rapporto con i miei capelli....... Insomma, secondo lei, devo buttare al rosso... perché... ...lo sa solo lei, perché... Sono però contenta di una cosa: ho la certezza di averla fatta felice, quel giorno... perche' quando mi ha visto le si sono illuminati gli occhi, mi ha trascinata al trucco e ha diretto personalmente i lavori.

L.C.: Me l’ha subito detto... “hai visto come sta bene la Giulia?”...

G.F.: Ad onor del vero, la Giulia del DVD e' una sua creatura, e non corrisponde alla realta'. Ma ne vado orgogliosa... ...e comunque non trascuro mai di lasciare riflessi e tonalità tiziane...

L.C.: Altro?

G.F.: Basta.

L.C.: Basta?

G.F.: ...mmmhhh... Sì... ...perché.....

L.C.:...forse anche questo, lo sa Mina?

G.F.: ...non mi stupirebbe. 



© Lele Cerri

25.01.2014

Massimo Moriconi, quella lunga profonda nota Mina.

Mina mi disse: "Il più forte è il bassista, il più forte". Eravamo a Viareggio, stavamo ascoltando una cassetta che avevo registrato live qualche sera prima, in un locale jazz di Roma, con un appareccho di fortuna che era poco più che un tostapane. Era il 1978-79. Massimo Moriconi aveva si e no 23 anni. Quel bassista era lui.

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25.03.2004

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Mina me lo disse una ventina d’anni fa che a Gigi Vesigna sarebbe sempre spettata una considerazione particolare per quanto è sempre stato un ottimo compagno di viaggio, discreto e corretto anche nei momenti più difficili. Lo incontrerò oggi, finalmente,
Gigi Vesigna, personaggio di punta nella storia della cronaca dello spettacolo, grande mediatore nel rapporto tra mondo della musica e pubblico

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24.02.2004

Maurizio Morante

Mina ha cantato undici sue canzoni. E altre sicuramente ne canterà. Lui ha assestato un bel po’ di altri ottimi colpi con brani cantati da pop.star e altri mostri sacri e altre collaborazioni assolutamente invidiabili. È titolare di un sito che si potrebbe dire prezioso, molto ben organizzato, da cui traspare una chiarezza di idee molto simile ad un talento naturale che va ad unirsi a quello di musicista e autore di testi forti e precisi.

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