11.07.1978

Settemila in delirio per Mina

di Roberto Gelmini - Il Giornale Nuovo


Ad un certo momento le mani non bastano più; i piedi di sei, forse settemila persone si mettono a battere sull'impiantito di legno, che risuona come un enorme tamburo. Il caldo sciroccoso che si infila dentro l'enorme tendone blu e una batteria di cinquanta altoparlanti tenuti impietosamente a tutto volume invece di stordire sembrano eccitare il pubblico.
Sul palcoscenico, la figura felliniana di Mina, la sua voce, le sue dolcissime canzoni, la sua magia di donna non bellissima, con i capelli troppo rossi, il volto un po' appesantito, danno un'emozione intensa. Gli anni non sembrano passati, è un tifo calcistico, da corrida: una follia collettiva che diventa più spettacolo dello spettacolo vero.
In quell'enorme circo che è "Bussoladomani" si accalcano i giovani di ieri e quelli di oggi. Molti vengono direttamente dalla spiaggia, indossano ancora sandali e magliette. Il pubblico più raffinato verrà più tardi, a spettacolo già cominciato: non sarà molto educato, ma è un modo per distinguersi. Sotto il tendone c'è tutta l'umanità da vacanze, il ragazzino che ha fatto la fila davanti al botteghino per tutto il pomeriggio e la signora in abito lungo, con il seno al vento, come impone la moda e l'abbronzatura integrale.
Mina è brava, anzi bravissima. I settemila la seguono affascinati, impazienti. Una canzone dopo l'altra, le musiche delle nostre estati passate. I brividi di ricordi. Lei canta da vent'anni, ha un posto nella storia di ognuno di quelli che ora l'ascoltano. Ad un'amica che andrà a trovarla nel camerino a spettacolo finito dirà: "Cambiata? No, sono sempre la stessa, la ragazzona del 1958". Ma on è vero, e lo sa: ora la sua grinta non è più un?esplosione di voce, se ne serve come di uno splendido strumento. Fa scatenare i settemila qando li vuole scatenati, li fa zittire quando li vuole in silenzio.
È un gioco che al pubblico piace, e forse piace anche a lei. Questo "circo" che spaventerebbe qualsiasi professionista, per lei deve essere come una sfida. Dicono che prima di ogni spettacolo sia nervosa, agitata come una ragazzina alle prime armi. Ma basta poco per trasformarla: al primo applauso è già lei, con tutta la sua enorme carica umana, d'artista vera.
Non per nulla ha accettato di cantare per questa estate solo in questo stadio della musica: tredici spettacoli, sempre con il "tutto esaurito". Un grosso affare economico per lei ancora più per l'organizzatore Sergio Bernardini. Ma anche un noime che diventa un mito, una popolarità da anni Cinquanta, un enorme abbracco con il pubblico, tutte cose che certo devono essere sconosciute a cantanti da "play-back", a quelli che vivono sulla fama di un unico disco.
Per lei c'è invece ancora il delirio. I settemila sono venuti per vederla, per sentirla, ma con lo spirito di chi vada a rendere omaggio al grande personaggio. I preliminari sono sofferti di malavoglia, ed a farne le spese sono questa volta "I gatti di vicolo miracoli": vengono sollecitati ad andarsene, e lo fanno, con dignità. Poi è finamente il suo turno; anche le ultime sedie libere vengono occupate, la gente si scalda, eccitata.
Ed eccola: vestito di "voile" nero, la grande massa di capelli rossi, il solito trucco pesante sotto gli occhi. È ingrassata, ma non certo come la dicevano i cronisti della "stampa rosa". Canta, recita, affascina, si spazientisce (quando manca improvvisamente la luce) e poi canta ancora.
Il pubblico segue, ma alla sua maniera: cerca di partecipare, illudendosi di guidare la scelta delle canzoni, gridando quando occorrerebbe silenzio e applaudendo quando riconosce il nuovo motivo. .
Viene voglia di chiedersi perché Mina abbia scelto proprio questa corrida per la sua estate. Con un buon microfono, potrebbe ottenere gli stessi risultati su una spiaggia, una di quelle che ora sono assediate dalle auto lasciate dai suoi spettatori. Tutto il lungomare ne è pieno, fin dentro la pineta. Poi ritorna l'applauso lungo, i piedi che battono sule tavole di legno, e si capisce: Mina si lascia travolgere, forza la voce, dà ai settemila quello che loro ogliono, e in cambio si prende quell?emozione che la esalta, la rende più bella.
Lo spettaclo finisce, la figura ridiventa quella un po' appesantita delle fotografie sui rotocalchi, il endone blu torna ad essere mostruoso e opprimente. Fuori, la festa continua: gruppi di ragazzetti attendono di poterla vedere ancora una volta, magari solo attraverso il vetro del finestrino di una "limousine". Ma fra i gioanissimi si intrufola anche chi giovane non è più; c'è l'aria di mare, la vacanza, ad allentare i freni della dignità. Si ritorna al tio dei primi festival, ai miti asurdi e deprimenti.
Domani sulla spiaggia ci sarà un argomento in più da raccontare agli amici rimasti a casa. Il vestito di Mina. I capelli di Mina. I fianchi arrotondati di Mina. E poi anche le canzoni.

Roberto Gelmini



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