07.06.1978
Il ritorno di Mina
di R. Tamburello - Gente
La cantante, che non si esibisce dal 1972, ha accettato l'invito di Sergio Bernardini per una serie di serate a "Bussoladomani" - "La gente farà la fila al botteghino e andrà in visibilio", dice Bernardini,: "Mina è una carta sicura" - I ricordi di Gigante: "Prima di lanciarla nello spettacolo le consigliai di imparare a cantare"
Roma, giugno
"Quando ho bisogno di una grossa novità per risolvere un periodo di crisi, di uno spettacolo moderno per stare al passo con i tempi, allora ricorro a Mina. Sono venti anni che la conosco e ci lavoro assieme, e non ho il ricordo di una sedia libera in qualsiasi suo spettacolo. E non solo alla "Bussola", ma dovunque l'ho vista cantare. Adesso ho il problema del rilancio di "Bussoladomani" e mi sono rivolto a Mina. 'E' inutile cercare grandi idee, cose rivoluzionarie e d'avanguardia, se il pubblico vuole la commedia dell'arte", dice Eduardo De Filippo: è il loggione che decide il successo di un artista. E il loggione, giovanissimi e meno giovani, uomini e donne, è sempre stato con Mina".
<STRONG>"URLI TROPPO" </STRONG>
E' Sergio Bernardini che parla. E' suo il merito di riportare Mina sul palcoscenico dopo sei anni d'assenza. La cantante, infatti, debutterà il 24 giugno davanti a una platea di seimila persone; poi, replicherà il 1° e l'8 luglio. E altri spettacoli, tutti a "Bussoladomani", farà in agosto. "Dipende dalla richiesta" dice Bernardini. "Ma sin d'ora prevedo che la gente andrà in visibilio dopo aver fatto la fila al botteghino. I miei amici mi accusano di 'minite', ma finora ho avuto ragione io".
"Ha dovuto faticare per persuaderla ad esibirsi?", chiedo a Bernardini. "Macché. Ha urlato al telefono quando le ho fatto la proposta di tornare a cantare. Adesso è emozionatissima, come una debuttane; ha una carica maggiore di quella che le conoscevo".
"Come mai, improvvisamente, dopo sei lunghi anni di assenza?..."
"E' scattata la molla. Questi mostri sono fatto così... Nessuno li può guidare. Tutt'al più qualcuno li può consigliare: ma sono sempre loro che decidono, secondo ciò che gli passa per la testa. Con me, poi, ci sono 20 anni di lavoro in comune. E, in un momento così delicato della mia attività, Mina ha accettato di essermi particolarmente vicina. Dopo trentadue anni di successo nel mondo del musical, nel ballo, adesso passo al teatro".
"Come ha conosciuto Mina?"
"Non ricordo neppure quanto tempo fa, tanti anni sono passati... Lei non cantava ancora... O, almeno, non professionalmente. Veniva alla "Bussola" come cliente: era una ragazzina, e si attardava con le ultime comitive fino alle cinque o le sei del mattino. E ne stava sempre accanto al pianista e, quando poteva, si impossessava del microfono e si metteva a cantare. Era il periodo in cui gli idoli erano carosone, Don Marino Barreto. Era una bellissima ragazza, simpatica soprattutto. E io, pur lasciandola cantare, quando ormai c'erano pochi clienti, le ripetevo, e adesso mi vergogno a ricordarlo, 'hai una certa carica, ma secondo me urli troppo per diventare una cantante". Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe diventata Mina?"
"Nessun altro cantante ha riempito i suoi locali come Mina?"
"Mai. Eppure da me sono passati tutti. Grandi cantanti italiane, altrettanto brave, come per esempio Ornella Vanoni. Il locale pieno, sì, ma di un certo pubblico, ...senza il loggione". (...)
<STRONG>PARLA ELIO GIGANTE</STRONG>
Elio Gigante è da 19 anni l'impresario di Mina, che scoprì nel 1959 al velodromo di Milano durante una "sei giorni della canzone".
"Per essere sinceri", dice Gigante, "è stata lei a farsi scoprire per forza. Io in quel periodo mi occupavo di teatro e non pensavo di fare da impresario a una cantante, per di più sconosciuta. Ero stato l'impresario di Totò, di Anna Magnani... Ma nel 199, per rifarmi da una tournée che era andata molto male, pensai di scritturare Armstrong, Carosone e Paul Anka. In uno degli spostamenti da Torno a Milano ebbi un incidente e mi fratturai un braccio. Avevo appuntamento a piazza Beccaria col mio socio che mi sostituiva nella tournée, quando mi si avvicinò un signore che si dimostrò molto dispiaciuto di vedermi col braccio ingessato. "Si ricorda", mi disse, "a Cremona, tanti anni fa; lei venne con Totò nel mio teatro. Io mi sbagliai a darle la percentuale dell'incasso; le diedi più di quanto gliene spettasse. E lei, l'indomani, venne a trovarmi per restituirmi i soldi". Mi ricordavo dell'episodio, ma non di quell'uomo. "Sa chi sono? Il padre di Baby Gate". "E chi è Baby Gate?", gli chiesi. "Una giovane cantante, piena di talento. Ma ha bisogno di qualcuno che si occupi di lei".
"Credetti che volesse fare la soubrette, dato che io mi occupavo di teatro. Gli dissi che non potevo perché col braccio in quelle condizioni non avevo compagnie in programmazione. Ma Giacomo Mazzini insistette perché andassi a vedere la figlia al Vigorelli. Alla fine dell'esibizione mi volle presentare la figlia e mi chiese 'E allora?'. Non se ne fa nulla" , gli risposi, "Non è il mio lavoro. Non saprei da dove cominciare. ". "Ma che ne pensa della ragazza?". "Così", gli risposi francamente. "Ma come? Non le piace come canta?". "Finché canterà canzoni come Nessuno con quel ritmo non farà certo impazzire gli ascoltatori".
"Il mio braccio peggiorò. Mina e il padre vennero a trovarmi in ospedale e insistettero perché mi occupassi della ragazza. Finalmente accettai. ". "Quando cominciamo?", mi chiese lei. "Fra un paio di mesi", risposi io. "E perché? Perché non subito?". "Perché prima devi imparare a cantare".
"Feci un giro di locali per l'Italia e tornai a Milano senza neppure un contratto. Non ero riuscito a procurarle una sola serata. Mi vergognavo un po' di rappresentare una cantante debuttante, io che ero stato l'impresario di artisti di prosa famosi e di grandi compagnie di rivista. Allora feci una lettera circolare, ma non ricevetti risposta benché il compenso di Mina fosse soltanto 70 mila lire per sera.
<STRONG>PIGRA E INERTE </STRONG>
"Per dissuadere il padre a continuare ad avere fiducia in me gli dissi: 'Io sto sostenendo un sacco di spese e chissà quante altre ne sosterrò prima di ricavare un soldo. Accetto di rappresentare la ragazza solo se lei mi assicura un tanto al mese. Se si ricava di meno, alla fine del mese lei mi integrerà la somma di tasca sua."
Neppure quella proposta lo disarmò. Fu d'accordo e non discusse neppure la cifra. Ma non dovette tirare fuori un soldo, perché Mina cominciò subito ad avere successo.
"Andai al Kursaal di Montecatini, che era gestito da un mio caro amico. Gli dissi che avevo bisogno di un contratto per una debuttante a 250.000 lire a sera. Il mio amico pensò che io fossi impazzito. Gli precisai, però: "Se incassi mi paghi, se no, niente. Ciò che mi serve è il contratto col Kursaal da mostrare agli altri gestori.". La domenica successiva Mina fece due spettacoli a Montecatini. Ebbe un successo strepitoso ma io non rimasi soddisfatto: "Così non va", le dissi. "Ma come, non va", rispose lei stupita. Le spiegai che non era la voce che non andava, ma il suo dilettantismo. Capì subito e due mesi dopo era già come è adesso. Mina non è mai arrivata con un minuto di ritardo a un appuntamento di lavoro".
"Ma quale era il dilettantismo che le dava fastidio?"
"Scendere dal palcoscenico mentre cantava, firmare autografi tra una canzone e l'altra,
la scelta del repertorio... Cantava ancora quei motivi banali, che avevano successo, ma non il successo al quale poteva aspirare;".
"Come mai è rimasta sei anni senza cantare?"
"Non lo so. Un bel giorno, proprio alla fine della tournée del 1972, dovevamo partire per gli Stati Uniti, e le prese la paura improvvisa dell'aereo. "Non parto, mi disse". Io mi arrabbiai ma dovetti disdire i contratti. Qualche settimana dopo la chiamai e mi disse chiaramente "Non ho più voglia di lavorare".
"E' vero che è pigra?"
"Come chiunque. E' pigra per ciò che non le interessa. In questi sei anni è vissuta in uno stato di inerzia. Forse perché non sollecitata da chi le stava accanto".
"E lei non le ha mai proposto di tornare a lavorare?"
"No, non l'ho più chiamata per sei anni, se non per avere notizie dei bambini, dei genitori e sue. Due mesi fa, tornando dagli Stati Uniti, andai a trovarla a Lugano e le dissi: "Avrei un paio di spettacoli da fare a New York. C'è da guadagnare un bel po' di soldi con poca fatica". E lei mi rispose: "Se dobbiamo fare due spettacoli in America, tanto vale farne qualcuno in più e così anche il mio pubblico in Italia potrà vedermi". Contemporaneamente telefonava Bernardini per "Bussoladomani" e con lui abbiamo firmato il contratto di esclusiva per l'Italia. (...)
"Non a mai tentato il successo all' estero?"
"Sì, molti anni fa, in Brasile, Argentina, Venezuela, la chiamavano la "fabulosa", la "unica". Aveva delle accoglienze che neppure Sinatra aveva. Ma non si è mai impegnata. Diceva: "Qui hanno tanti buoni cantanti. Perché debbo mettermi in concorrenza con loro? In Italia non mi manca nulla...". Avevamo firmato un contratto con Las Vegas, nel 1972, proprio quando lei decise di smettere di cantare.
"Neppure nel cinema ha cercato di sfondare"
"Ha interpretato 13 film all'inizio della carriera. Ma non erano neppure dei film veri e propri, erano delle stupidaggini. Allora ha smesso, in attesa che qualcuno le proponesse un buon copione. Ma nessuno l'ha mai richiesta perché non aveva ancora un mercato cinematografico. . Finalmente si fece vivo Fellini, che la voleva in Mastorna. Purtroppo, però, il film non si fece più. Mina è divertente e drammatica. Sarebbe un'ottima attrice. E 'come Anna Magnani. Mina mi ricorda molto la Magnani. Nel 1940 io e l'ipresario di Nannarela quando de Sica cercava una attrice divertente per il ruolo di una soubrette sfortunata nel film Teresa venerdì. (...) Io gli proposi Anna Magnani. E lui commentò: "ma quella è buona per far piangere". Quando riuscii a persuaderlo e lo dissi ad Anna lei rispose: "Ma sei pazzo che io vado a fare del Cinema e perdipiù comico". Mi cacciò dal camerino tirandomi dietro la bottiglia dell'acqua minerale.
"Perché non ha fatto altrettanto con Mina? Se è brava come lei dice, avrebbe lo stesso successo di Celentano."
"Sì, ma a Celenano, per il primo film, Germi diede tre milioni. Poi è passato a 50 milioni, dopo a seicento. A Mina non va di alzarsi alle sei del mattino per tre mesi e guadagnare tre milioni".
"Che cos'ha Mina in comune con Anna Magnani?"
"Il cuore, ha la stessa generosità di Anna, lo stesso entusiasmo, la stessa comunicativa. Grassa o magra, giovane o meno giovane, Mina ha un cuore grande così e riesce a trasmettere al pubblico la sua umanità (...) Mina è una dona che non litiga con nessuno. In 20 anni che la conosco non l'ho mai sentita parlar male di nessuno o fare pettegolezzi su amici o conoscenti. Non è capace di reagire se qualcuno polemizza con lei. Ha quasi paura della gente. Ecco perché da anni frequenta sempre la solita cerchia di amici."
R. Tamburello