03.08.1978
Cara lettrice che sei un lettore vorresti Craxi come paroliere
di Natalia Aspesi - La repubblica
CARO LETTORE, ti ringrazio per aver letto con tanta attenzione il mio pezzo dedicato alla cantante Mina: e ti ringrazio, con riconoscenza, di aver scritto anche una lettera così lunga, dedicandomi minuti e ore preziose della tua vita, sottratti magari a un lavoro di prestigio e responsabilità o al tuo tempo libero, ricco certamente di fermenti creativi e di cure al corpo e all' anima. Non stupirti se ti chiamo lettore, anche se ti firmi col nome, femminile, di Marta: le mie doti di sensitiva (medium, veggente, orchessa, Sibilla e perché no, giornalista), mi dicono che tu sei un uomo e che solo la timidezza ti obbliga a camuffarti da donna. Io non ce l'ho con le donne, per carità, ma solo un uomo poteva essere, nella sua gentile invettiva contro l'articolo che ti ha offeso, così lucido, e severo, e punitivo: diavolo, che figuraccia mi fai fare, se tu fossi una donna, me ne avresti dette di tutti i colori, ma con un minimo di apparente sorellanza.
La tua lettera mi è comunque cara, perché mi permette di spiegare ai miei altri pochi lettori (non certo affezionati come te alla mia prosa), tutti probabilmente indignati, ma più pigri o più indaffarati per scrivermi, perché io ho scritto, e La Repubblica pubblicato, l'indegno articolo.
Dunque, caro lettore, ecco qua. Tu mi accusi di nutrire una smisurata simpatia per Mina, addirittura di esserle amica, il che ti appare fatto gravissimo, quasi si trattasse di un generale Videla o di un più nostrano Padre Girotto; questa imperdonabile debolezza mi toglie ogni spirito, ogni ironia, non mi fa temere il ridicolo! Ora ti dirò che non sono amica di Mina e me ne dispiace: è una donna simpatica, mangiona, passionale: sono sicura che passerei delle ore piacevoli con lei. Però ci siamo viste, e solo per lavoro, tre volte in tutta la nostra vita, peccato!
Trovi assurdo, offensivo che io definisca "mitologie della nevrosi estiva di massa" l'abbronzatura e la dieta: tu, sempre abbronzato e stupendamente magro, non sei d'accordo con me: forse sei certo che non esistano nevrosi estive di massa, oppure ne vedi di più importanti, di più serie, per esempio seguire tutti i festival dell'Unità e dell'Amicizia, scrivere lettere ai giornali, andare in pellegrinaggio a Lourdes, scambiarsi indirizzi di ristoranti abbuffoni.
Mamma mia come sei pignolo però: e va bene, come dici tu, sarò "caduta in un tranello di sublimazione linguistica" (nuova Gadda del giornalismo); ma ti assicuro che la Mina è di un biancore luminoso, che non ha niente a che fare col pallore da città (il mio, tendente al verderame) in quanto non vive in città, ma sul lago e come ben sapevano le nostre nonne, non prende mai il sole per non rovinarsi la pelle. Guarda comunque (e visto che sei un divoratore di giornali, non ti sarà sfuggito un articolo di Bernardino Zapponi sull'Espresso) che bella grassa (come dici tu) o opulenta (come dico io) , la donna è sempre piaciuta e tutto sommato, se non deve fare l'indossatrice, così è anche bella: tra le molte liberazioni che le donne si sono cercate c'è quella, non secondaria, di essere quel che si è: quindi anche opulenta (pardon, grassa).
Un unico buffetto ti devo dare quando, tutto preso dalla tua ottima prosa (saresti, o sei, un ottimo scrittore del tipo moralista di prima pagina), mi fai dire cose che non ho scritto: l'articolo, insomma, a un certo punto te lo inventi, lo riscrivi tu, secondo una tua fantasia di quello che avrei dovuto dire e chissà perché non ho detto. Ma andiamo: come avrei potuto scrivere di Mina (ma anche di altri, perché certe parole mi sembrano un po' antiche) "dona libera, emancipata, controcorrente, scandalosamente coerente con se stessa, secondo un modello che ormai è presente nei più vieti fotoromanzi"?
Ahi, lettore. Perché non ti piacciono i fotoromanzi? Non pensi che spesso siano meglio dei nostri romanzi? Comunque, è probabile che tu sia minorenne: se no ti ricorderesti, come dice Mina (non io) che davvero fu cacciata dalla televisione, che davvero fu lapidata dai giornalisti perché aspettava un figlio.. A te che sei uomo sembra niente: ma anche un gesto di sfida, forse facile per un personaggio come lei, ha contato, nel terroristico costume italiano dei primi anni Sessanta, per molte donne. Era una sfida prepolitica, apolitica: ma non è stata meno inutile di gesti femminili, dopo, più importanti, più coscienti, più organizzati.
E poi: cosa c'è di retrivo nello stare volentieri in famiglia, se la famiglia funziona? Chissà se la tua mamma ti ha letto, come ti avrà sgridato! E ancora: dove ironizzo col pubblico mediocre che va ad ascoltarla? E perché dovrebbe essere mediocre, e quando un pubblico secondo te non è mediocre? Non saremo qui che se vai a una manifestazione di piazza sei uno che vale e se ti senti un disco di canzoni sei un fascista, spero.
E' vero, non parlo della sua inadempienza fiscale, anche perché, come vedi, è nota, la conosci anche tu: pensa se ogni volta che si parla di qualcuno si dovesse raccontare tutta la sua storia non recente, bisognerebbe scrivere addirittura dei tomi.
E poi adesso spiegami: perché le canzoni non dovrebbero essere banali, o perché ancora di più, ti sembrano banali le parole d'amore: tu quando parli con la tua ragazza non le dici mai "Ancora"? Che peccato! Non hai mai pronunciato la frase "Ricominciare, che senso ha?" a una scioccona che te ne aveva fatte di ogni colore? Fortunato! D'altra parte, se le canzoni, che uno ascolta con piacevole, spesso incantata rilassatezza, fossero fatte con parole tratte dall'ultimo discorso di Craxi, o da un comunicato sindacale, o da un testo di Lacan, non so se ne sarei particolarmente entusiasta. Caro lettore, è estate, permetti, almeno a me, di godere della mia innocente propensione alla banalità di tanta gente, che per questo ti deve essere tanto antipatica. E poi, se vogliamo fare un discorso professionale: non ti sembra che parlare male dei cantanti sia un po' demodé, visto che i loro danni anche culturali sono scarsi, ed è un po' come svicolare dalla responsabilità di parlare male di gente che certo non va su un palcoscenico a cantare sciocchezze così dolci come quelle d'amore, ma è molto più pericolosa: tanto che è più facile parlarne con rispetto.
Tua affezionatissima cara Aspesi, come affettuosamente mi chiami tu.
Natalia Aspesi